“Adesso sto molto meglio. Ho ricevuto moltissimi messaggi di solidarietà, una vicinanza che mi ha profondamente commosso. Tanti hanno pregato per me, ringrazio davvero tutti di cuore”. E’ molto amato Fabio Venezia, sindaco di Troina, piccola comunità dell’ennese, dove 2 ani fa è nato nuovamente eletto radunando intorno a se ben il 78% delle preferenze. Ed uscito da poco ‘vittorioso’ contro il coronavirus.
Un primo cittadino ‘coraggioso’, capace d sfidare da solo la cosiddetta ‘mafia dei pascoli’, motivo che ha costretto Venezia a dover girare continuamente sotto scorta. Poi, come se non bastasse, ecco l’avvento del coronavirus e, all’interno della rinomata struttura del suo comune, Oasi Maria Santissima (che si occupa di disabilità mentale), si scatena un vero e proprio focolaio: 175 contagiati e sei decessi, a fronte di una popolazione composta da 9mila abitanti.”Attualmente ci sono ancora 9 le persone positive – spiega il sindaco – tutte in isolamento domiciliare”.
Ovviamente, per la sua comunità e, come vedremo anche per altri comuni siciliani, è scattata subito la denominazione di ‘zona rossa’. Cosa è accaduto però? Che Troina, Salemi (Trapani), Villafrati (Palermo) e Agira (Enna), pur avendo ‘scontato’ la giusta quarantena, hanno anche dovuto subire l’umiliante l’esclusione dalle misure di sostegno economico contenute del decreto legge ‘Rilancio’.
Un fatto deplorevole, del quale si è fatto portavoce anche per i suoi colleghi conterranei, Fabio Venezia, che ora – giustamente esasperato – minaccia: “Ho il dovere di tutelare la mia comunità e se non arriveranno risposte sono pronto, così come i sindaci di altre zone rosse italiane, ad andare a Palazzo Chigi e a consegnare la fascia tricolore“.
Come spiega il primo cittadino di Troina, ”Dall’inizio dell’epidemia in Italia sono state istituite 106 zone rosse. Dopo le prime individuate dal Governo Conte in Lombardia, i presidenti delle Regioni ne hanno istituite altre in aree caratterizzate da particolari criticità”. Ed aggiunge che, lo scorso fine aprile, i quattro sindaci siciliani avevano scritto a Conte chiedendo l’assegnazione di fondi aggiuntivi, così da poter tamponare le conseguenze della crisi economica locale seguita alla severa quarantena. Ma non c’è stata risposta.
Venezia tiene però a sottolineare che “Non è una battaglia tra la Lombardia, verso la quale siamo profondamente solidali, e il resto d’Italia, ma chiediamo che sia garantito il diritto costituzionale a una parità di trattamento. Una crisi economica che rischia di cancellare 5mila piccoli borghi in Italia – denuncia ancora il primo cittadino di Troina – Senza interventi adeguati si porrà una pietra tombale sulle aree interne della Sicilia e non solo, zone che già prima dell’epidemia vivevano una condizione complessa e facevano i conti con una progressiva desertificazione”.
Fortunatamente anche qui, come nel resto del Paese, lunedì prossimo i negozianti torneranno a lavorare, ma la paura resta: “Da un lato, la paura di ripiombare nell’emergenza sanitaria con l’attivarsi di nuovi focolai, dall’altro la voglia di ripartire e rialzarsi perché il Covid-19 ha messo tantissimi piccoli imprenditori in ginocchio”, confida Venezia, aggiungendo che “Qualcuno sta valutando di non aprire. Temono di non farcela ad ammortizzare i costi. Qui non è come a Milano o a Palermo e le micro attività che costituiscono l’ossatura economica cittadina hanno subito la concorrenza delle vendite on line dei grandi colossi come Amazon. Anche adeguarsi per il delivery comporta delle spese che tanti non sono in grado di sostenere in questo momento”.
Dunque, sia per lui che per gli altri comuni ‘bloccati’ dal governatore siciliano Musumeci, si riparte già sapendo che sarà una stagione senza turismo (che pure qui ‘porta’), e quegli eventi culturali ed enogastronomici, che significano moltissimo per piccoli centri come il suo.
Ma ciò che più preoccupa il sindaco Venezia, conoscendolo da vicino, è ”Un aumento del fenomeno dell’usura con la mafia pronta a mettere le mani sulle imprese di commercianti ormai strozzati dai debiti e senza liquidità. Ecco perché l’attenzione deve restare alta. In questi anni siamo riusciti ad azzerare il fenomeno, ci siamo costituiti parte civile in alcuni processi, abbiamo istituito il microcredito per le aziende e deliberato sgravi tributari”. Ora però, avverte ancora il primo cittadino di Troina, “Occorre vigilare per non arretrare su questa strada”…
Max