Come è giusto che sia, presentando i dati relativi all’annuario dello spettacolo Siae 2018, ciò ha subito colpito è la totale distanza che ‘contrappone’ i nostri politici allo spettacolo. Perché, come ha tenuto a rimarcare il presidente della Siae – e autorevole autore – Giulio Rapetti – al secolo Mogol – “La sfida più grande per la Siae oggi è la direttiva sul diritto d’autore. È incredibile che si faccia la carità alle grandi piattaforme del web – ha infatti sottolineato l’abile ‘paroliere’ – che sono già miliardarie e per giunta americane, tanto più che oggi in Italia l’86% dei cittadini è d’accordo con noi”.
Siae: il divario Nord-Sud influenza il mercato
Del resto i dati sono abbastanza eloquenti. Premesso il dislivello sociale che di suo già frappone il Nord Italia al Sud (dove spesso per una famiglia un cinema o un teatro sono un ‘lusso’), c’è senz’altro da denunciare anche i costi spesso smisurati, che finiscono per influenzare il mercato sacrificando di conseguenza una o più voce rispetto ad un’altra. Quindi se aumentano gli spettatori degli eventi live, di contro si registrano meno incassi nei cinema o nei teatri.
Dunque, sotto l’aspetto pratico il 2018 è stata una buona annata se giudicata nella sua complessità, ma preoccupante se invece analizzata andando ad esaminare il singolo dato. Una questione seria e delicata, che comporta anche un’enorme impiego di lavoratori (fino ad incidere nell’economia globale del Paese), che non possono certo ‘attutire’ eventuali cali del settore, pena l’immediata disoccupazione.
Motivo questo che ha indotto Mogol a lanciare una sorta di pubblico appello: “Chiederemo un incontro a tutti i politici. Chi non è d’accordo ci dica perché”. Staremo e vedere le conseguenze, sperando in un sincero piano di ‘rilancio’ da parte della politica…
Max