Il Senato ha detto il suo sì definitivo e all’unanimità alla legge per le lauree abilitanti che fa coincidere l’esame finale del corso di studi universitario con l’esame di stato di odontoiatria, farmacia, medicina veterinaria e psicologia. Un via libera alla legge proposta dal ministro dell’Università e Ricerca, Maria Cristina Messa, che di fatto dà attuazione ad uno degli interventi di riforma previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. “Questo è il segno che l’attenzione verso i giovani sta davvero tornando protagonista nel Paese” ha commentato Messa. Ed il plauso arriva anche dai Rettori italiani. “Con la laurea abilitante superiamo antico ostacolo” ha osservato conversando con l’Adnkronos il Rettore dell’Università Federico II di Napoli, Matteo Lorito. La Laurea abilitante, ha argomentato ancora Lorito, “è una importante innovazione e la Federico II di Napoli é già pronta ad accogliere questa innovazione già sperimentata durante l’emergenza Covid con la laurea in medicina. Ma adesso siamo pronti anche per gli altri corsi”.
Dunque un primo tangibile passo del cambio di rotta che promette di imprimere il Pnrr. Il Piano “è una promessa per i giovani” e questi investimenti “daranno un grande slancio anche al Sud” tanto che l’Università Federico II di Napoli, nei primi passi del Pnrr “è stata rapidissima” ed “ha già fatto i bandi per 400 nuovi posti per giovani ricercatori e dottorandi” ha riferito il Rettore Lorito. E c’è “ottimismo” nelle sue parole soprattutto verso i giovani che proprio in queste ore sono al centro delle rassicurazioni del premier Mario Draghi che il Governo non li ‘lascerà indietro’ ancora una volta. Alla guida della maggiore Università meridionale, Lorito argomenta che “siamo ormai nel pieno della partenza del Piano nazionale di ripresa e resilienza, un piano che é una grande opportunità ed è soprattuto un ‘booster’ per l’economia e una grande serie di settori”. Il Pnrr “è però una promessa rivolta ai giovani perché non va a risolvere i problemi di oggi ma deve fare ripartire l’economia” risolvendo i problemi di ieri, sottolinea il Magnifico Rettore federiciano. Forte l’incidenza del Pnrr nella “formazione e nella ricerca” perché il Piano “dovrà servire a creare strutture che debbano essere in grado di auto-sostenersi” e tutto questo, osserva, “ha dato vita ad una nuova serie di paradigmi”. “Siamo abituati a fare ‘molto con poco’ nella ricerca ma adesso – rileva Lorito – i fondi del Pnrr raddoppiano i fondi che l’Italia ha sempre speso per la ricerca e che ci vedono ultimi in Europa”. Il Rettore ritiene che la “prima innovazione di paradigma” che il Pnrr introduce é la capacità nuova che “adesso le strutture universitarie dovranno avere: imparare a lavorare insieme, a lavorare sul sistema Italia e su programmi di interesse nazionale”.
Il Rettore Lorito ricorda che “nasceranno oltre 40 strutture nazionali, tra i centri nazionali, gli ecosistemi, le reti di infrastrutture ed i partenariati pubblico privati”. Strutture, indica, che nel mondo accademico “avranno la funzione di connettere il tessuto nazionale mentre gli ecosistemi agiranno a livello territoriale”. E la Federico II sta già facendo la sua parte in questa lunga marcia del Pnrr. “Siamo stati rapidissimi, abbiamo avuto all’inizio di questo percorso del Pnrr, ad agosto scorso, circa 400 posizioni per giovani ricercatori o dottori di ricerca
in più rispetto a quelli che avevamo prima” ed i “bandi sono già stati fatti”. Si tratta “di 400 nuovi posti per i giovani, con un finanziamento che avrà la funzione di connettere non solo l’attività di ricerca ma anche la formazione connessa alla ricerca”. Con questo percorso, “abbiamo dovuto mettere sul piatto 400 progetti fra lauree Stem a lauree Umanistiche e coniugare tutti questi progetti con la Transizione digitale e la trasformazione green”. L’aspetto importante secondo Lorito “è che questo nuovo paradigma dovrà tenere conto della multidisciplinarietà che, questa volta, dovrà essere concreta: dovrà insomma diventare un asset fondamentale per la formazione così come per la ricerca”. Ma non solo. Un aspetto che Lorito tiene infine particolarmente a sottolineare é che tutti i ragazzi che conquisteranno queste 400 posizioni nell’università “dovranno fare anche un periodo di almeno 6 mesi in un’azienda” accorciando di fatto le distanze fra mondo della formazione e mondo del lavoro. Un aspetto strategico in un Paese che, stando al bilancio ha tirato il ministro dell’Economia Daniele Franco, si è perso “in 10 anni mezzo milione” di giovani menti.
(di Andreana d’Aquino)