È iniziato tutto il 12 agosto del 2008 quando, arso dal caldo, il 31enne Youssef prende una lattina dallo scaffale di un supermercato di Mondovì, spinge la linguetta e manda giù. Un vigilante lo vede e luomo viene denunciato per furto aggravato dalla violenza sulle cose, cioè dalla apertura della lattina per essersi, dunque, tracannato una bevanda dal valore di ben un euro e venti centesimi. Condannato con decreto penale, fa appello assistito dallavvocato Fabrizio Bruno di Clarafort, secondo il quale si può parlare al massimo di furto semplice, dato che non cè stata alcuna violenza, perché per bere la lattina, doveva pur essere aperta. Il gup non dà retta e il 22 aprile 2009 condanna il marocchino a 2 mesi di carcere e 100 euro di multa con la condizionale. Si va in corte dappello. Arenato per quasi sei anni (un altro e si sarebbe prescritto), ieri il fascicolo riemerge in aula. I giudici danno ragione alla difesa e il furto diventa semplice, e dato che il negozio non ha fatto querela, indispensabile per procedere, limputato viene prosciolto. Youssef non lo saprà mai, ammesso che ancora gliene importi: mentre la giustizia italiana procedeva inesorabile, lui è tornato in Marocco.Questa è la storia di uno dei tanti processi dalla dubbia rilevanza che intasano i tribunali e costano tempo e denaro.