Solitamente, salvo evidenti e gravi ‘mancanze’, rispetto alla ‘condotta’ e/o davanti ad azioni ‘presumibilmente’ viziate da evidenti errori (intenzionali o meno) da parte di alto rappresentante del governo, la soluzione più ‘democratica’ è quella di istituire un’apposita commissione d’inchiesta, così da poter far luce sul suo operato.
Quando invece si segue la procedura della mozione di sfiducia, proprio perché questa è spesso – evidentemente – mossa da forze politicamente ‘nemiche’, si segue questo iter, sapendo – in questo caso – di poter disporre di una larga fetta di voti contrari (alla mozione).
Ora però (senza prolungarci sull’opposizione, ecc.), accade che in questa maggioranza, come abbiamo visto tenuta unita dallo scotch, prevalgono linee e correnti fra di loro del tutto opposte.
Il M5s ha dalla sua i numeri (in virtù del voto, ma espresso 2 anni fa), ed una visione rigorosa ed assistenzialista; poi c’è il Pd – nonostante le iniziali contrarietà di Zingaretti – che da partito in ‘estinzione’ si è ritrovato a ‘poter gestire’ (riuscendo nel frattempo anche a riconquistare abbastanza seguito), ed ora cerca di imporre il suo imprinting, tentando di ‘centralizzare’ il Paese (vecchia abitudine); e, infine, ecco il premier, ‘trainato’ dal precedente governo, e dunque per forza di cose ‘riconoscente’ anche se, si dice (in virtù del suo frequentare il mondo dell’economia che conta), da mesi starebbe lavorando ad un ‘suo’ partito.
Ma ciò che ancora una volta sorprende, è lo straordinario ‘talento’ politico di Matteo Renzi il quale, a dispetto di preferenze e sondaggi pubblicamente ‘nefasti’ è ancora lì, con una ‘manciata’ di voti a disposizione ma, con quasi la maggior parte dei sindaci Pd tutti ‘renziani’, così come per gli uomini inseriti all’interno dei ‘posti di comando’ e, come vedremo, ora Italia Viva (come ha già dimostrato, ‘imponendo’ le regolarizzazioni della Bellanova al reticente M5s), incarna addirittura l’ago della bilancia, potendo decidere se ferire mortalmente questo governo, o dargli la giusta spinta per ripartire.
Ora i fatti o meglio: domani. Come molti sanno al mattino il Senato sarà chiamato ad esprimersi sul voto di sfiducia nei confronti del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, così come richiesto dal centrodestra, da Più Europa, e da Azione. E qui arriva ‘il bello’.
E già perché, davanti ad una maggioranza come abbiamo visto ‘obbligatoriamente’ coesa – pena il ‘tutti a casa’ – domani le sorti di Bonafede sono appese al voto che andranno ad esprimere i 17 senatori di Italia Viva, Renzi compreso.
Facendo infatti i cosiddetti ‘conti della serva’ (espressione popolare per dirla semplice), oggi il governo – senza Italia Viva – può contare su una maggioranza rappresentata dai 96 senatori M5s, i 7 del Gruppo Misto, 5 di Leu, 2 del Maie e, dei 6 delle Autonomie. Da annoverare nel caso – cosa difficile – l’eventuale voto di De Falco, in realtà già astenutosi in occasione del cruciale voto sul dl ‘Cura Italia’.
Dalla parte opposta invece, ecco i 142 voti contro Bonafede, rappresentati dai
61 senatori leghisti, i 60 di FI, i 18 di FdI, ed 3 del Misto – tra i quali la Bonino e Richetti.
Ma non finisce qui. Ci sono da considerare anche altri 9 voti, tra quelli dei cosiddetti ‘incerti’, come gli ex grillini (Paragone, Ciampolillo e Giarrusso), ed i 6 senatori a vita. Voti che potrebbero concorrere a ‘pareggiare’ i conti (151 complessivi).
Dunque non si sfugge: mai come in quest’occasione Italia Viva di Renzi può fare la differenza.
Ma si sa la politica ‘ha un prezzo’ e Renzi in queste settimane sembra essere stato abbastanza chiaro, ‘depositando’ sul tavolo del premier un bel ‘pacchetto’ di proposte… Anzi, propio in questi minuti (guarda caso), Maria Elena Boschi è impegnata in un ‘serratissimo’ colloquio con il premier Conte…
Dunque domani, ipoteticamente, si decide la sorte di questa maggioranza. Premettiamo subito che a nostro umile parere non accadrà invece nulla: Renzi ‘vincerà’ ancora una volta, perché ha ben capito come si fa la politica in Italia.
Tuttavia nel Pd c’è ancora apprensione anche perché pochi giorni fa Zingaretti ha affermato che nell’attuale Parlamento non ci sono numeri per poter sperare in un’eventuale maggioranza alternativa. Dunque stamane, il capogruppo del Pd alla Camera Graziano Delrio, ne corso di un’intervista radiofonica è stato abbastanza chiaro “Se passa la mozione di sfiducia a Bonafede si apre una vera crisi, non c’è dubbio. Non si può pensare che con il ministro della Giustizia, capo del principale partito in Parlamento, la cosa si risolve con una pacca sulla spalla”.
Ed infatti, poco dopo, alludendo agi ‘uomini di Renzi’, Delrio ha aggiunto: “I senatori di Italia viva possono recitare una preghiera, un Padre nostro, non ci indurre in tentazione. Spero non si facciano tentare, non avrebbe alcun significato per il Paese in un momento così difficile. Confido che le cose si sistemeranno dopo l’intervento del ministro“. Ed infine, sperando di non urtare più di tanto l’ormai evidente ‘permalosità’ dei renziani, il capogruppo del Pd alla Camera ha aggiunto: “Nessuno vuole togliere credibilità ai nostri colleghi di Italia viva, però certamente preferiremmo che certe discussioni non diventassero così aspre e da ultimatum”. Ad ogni modo, ha concluso, ”Sono sereno, penso si possa superare. Sono abbastanza in pace”.
Max