Leggi il risultato e il sentimento che prevale è quello della delusione. Eppure la Roma vista a Lecce è stata una delle migliori di questa stagione per applicazione, concentrazione e spirito di gruppo.
Che la serata non nascesse sotto buoni auspici si era visto subito. Tre calci d’angolo infruttuosi battuti dai giallorossi nel 1’ di gioco e al primo tiro dalla bandierina degli avversari (per gentile concessione di un indeciso Rui Patricio su un tiro da 25 metri) l’autogol di Ibanez figlio della scelta di tempo sbagliata del difensore. Il pareggio su calcio di rigore (stavolta sul dischetto è andato Dybala, forse per esorcizzare il tiro dagli 11 metri dell’andata che gli era costato il lungo infortunio) ha rimesso le cose a posto dopo 10’ e da allora la squadra di Mourinho ha fatto la partita (alla fine possesso palla del 59%) riuscendo a trovare limpide occasioni da goal che solo la bravura di Falcone (tifoso giallorosso e con Vicario, per chi scrive, il miglior portiere giovane italiano) non ha tramutato nei tre punti.
Con la squadra di Baroni ben organizzata e ruvida all’occorrenza che ha ribattuto colpo su colpo con contropiedi ficcanti e una velocità di pensiero del terzetto di attaccanti che ha sempre tenuto alta la concentrazione della difesa giallorossa. Peccato perché il trittico di partite che dovevano sulla carta portare in dote 9 punti (Lecce, Verona e Cremonese prima della Juve all’Olimpico) si arresta subito e consente l’aggancio al terzo posto del Milan in attesa di Lazio-Atalanta.
Con Dybala che ha sciorinato calcio e tecnica assoluta (ogni volta che cade in terra e non si rialza ci vengono i brividi) e con un Abraham di lotta e di governo capace di fare a sportellate con avversari non propri teneri e crearsi due grandi occasioni da goal neutralizzate dalle prodezze di Falcone, stavolta a mancare è stato il centrocampo. Con un Matic più impreciso del solito e un Cristante poco appariscente.
Sulle fasce meglio El Shaarawy di un opaco Zalewski (di lui si ricorda solo una discesa sul fondo nella ripresa) e un Mourinho che continua nella sua imperterrita crociata dei cambi mancati. Stavolta il primo è arrivato all’82’ e magari si poteva tentare, nella seconda parte della ripresa, di cambiare modulo per cercare la vittoria con maggiore convinzione. Ma tant’è.
Il ritornello è il solito (Il difficile viene ora con tre gare alla settimana) ma il carico di minuti sulle gambe dei soliti aumenta a dismisura. Il ritorno in campo di Wijnaldum, apparso per la verità ancora lontanissimo da una condizione sufficiente per impegni da dentro o fuori, è un piccolo raggio di sole in vista della volata Champions.
Rui Patricio 5, Mancini 6, Smalling 6, Ibanez 6, Zalewski 5,5, Cristante 5,5, Matic 6 (dall’82’ Wijnaldum ng), El Shaarawy 6 (dall’84 Celik ng), Dybala 7, Pellegrini 5,5 (dall’87’ Solbakken ng), Abraham 7 (dall’82’ Belotti ng). All. Mourinho 6
Claudio Fontanini