Cambiando l’ordine dei fattori il prodotto non cambia. La regola della proprietà commutativa fotografa l’umiliante doppio match della Roma a febbraio con la Cremonese di Ballardini, capace di estromettere la squadra di Mourinho all’Olimpico e di batterla stasera allo Zini per una vittoria storica che mancava in sere A da quasi 27 anni.
Dal potenziale secondo posto al quinto, dalla possibilità di guardare in alto e scoprirsi finalmente matura alla presa di coscienza (si spera) di una sconfitta che segna inevitabilmente in negativo il prosieguo della stagione. Partiamo dalla fine.
Ci sarebbe piaciuto ascoltare parole di scuse per la prova opaca dei giallorossi e invece il tecnico lusitano (ormai al record di espulsioni) passa il suo tempo a disquisire sul comportamento del quarto uomo, reo, a suo dire, di avergli mancato di rispetto. Sarà
vero (non lo sappiamo) ma a noi piacerebbe sentire parlare di calcio, di come una squadra col terzo monte ingaggi della serie A possa ancora scivolare su una buccia di banana.
Con Ballardini (lo scrivemmo anche in occasione della gara di Coppa Italia) che vince nettamente la sfida tattica col prestigioso e pluripagato collega mettendo in campo una squadra coraggiosa (tre punte veloci e pronte ad aggredire gli spazi) e votata al pressing. Roma incapace di palleggiare al meglio (nonostante il rientro a centrocampo di Wijnaldum e la conferma di Djbala per 90’) e spuntata in avanti con Carnesecchi operoso soltanto su qualche uscita bassa.
E dire che stavolta Mourinho,nonostante s’incontrasse l’ultima in classifica e gli impegni ravvicinati del calendario, aveva deciso di impiegare praticamente tutti i titolari disponibili. Bocciando
colpevolmente ancora una volta El Shaarawy nonostante le parole al miele del post Verona.
Ci sono voluti quattro cambi in contemporanea e 68’ per vedere finalmente l’agognato 4-2-3-1 che infatti è coinciso col momento migliore della squadra. Prima il pareggio di Spinazzola, poi la sensazione della vittoria nell’aria vanificata dall’uscita maldestra di Rui Patricio in area giallorossa che ha causato il calcio di
rigore che ha chiuso la gara.
Non penso alla Champions dice Mourinho a fine gara nel tentativo di minimizzare e allontanare un obiettivo che, se non raggiunto dopo la penalizzazione della Juve e il crollo dell’Atalanta griderebbe vendetta.
Ora arrivano in campionato tre gare (Juve, Sassuolo e derby) che decideranno la stagione. Perdere altro terreno significherebbe dire addio ai sogni di gloria.
Rui Patricio 5, Mancini 5,5, Ibanez 5, Kumbulla 5,5 (dal 68’ Karsdorp 5), Zalewski 5 (dal 62’ Solbakken 5), Cristante 5,5 (dal 62’ Matic), Wijnaldum 6, Spinazzola 6,5, Dybala 5, Pellegrini 5 (dal 62’ El Shaarawy 5,5), Belotti 5,5 (dal 62’ Abraham 5). All. Mourinho 4,5
Claudio Fontanini