Un gol di Lukaku al 79’ consente ai giallorossi di sperare ancora nel miracolo
Champions e certifica per il sesto posto in campionato (ininfluente l’ultima gara di
campionato a Empoli) per il terzo anno consecutivo. Stavolta almeno c’è la
soddisfazione di arrivare prima della Lazio al termine di una stagione vissuta tra i
bassi dell’era Mourinho e gli alti (iniziali) della gestione De Rossi costretta poi a fare
i conti con un calendario trita muscoli e una gestione della rosa (già limitata di suo)
piegata dagli impegni di un’Europa League affascinante e carica di qualche
rimpianto. Senza benzina e priva ancora una volta di Dybala (costretto
dall’andamento della partita, l’argentino ha giocato poco meno di 30’ da fermo ed è
stato giustamente sostituito nei minuti finali da De Rossi per esigenze tattiche), la
Roma ha faticato oltre ogni limite per avere ragione di un Genoa che sta onorando
questo finale di campionato pur non avendo più nulla da chiedere alla classifica.
Qualche tiro sbilenco dal limite nell’area, ritmo basso e giro palla orizzontale hanno
caratterizzato la prima frazione di gioco, con Baldanzi nelle vesti di mosca tse tse e
ancora acerbo per squadre da obiettivi primari e un Pellegrini in versione a
scartamento ridotto incapace di creare gioco e illuminazioni. La corsa di Bove e il
fisico bestiale di Lukaku (per lui alla fine 21 gol…) hanno consentito ai giallorossi
nel st un cambiamento di rotta con l’aggiunta delle determinanti e tardive sostituzioni
di De Rossi. Con Dybala ed El Shaarawy in campo ecco una squadra più brillante nel
fraseggio e almeno capace di tenere il Grifone nella propria area. Peccato che nel
momento del massimo sforzo agonistico, al 72’ Paredes decideva di farsi espellere da
Manganiello per proteste (un gesto che in caso di risultato diverso poteva
compromettere un’intera stagione) costringendo i suoi compagni a sbilanciarsi
ulteriormente dando il fianco al contropiede del Genoa (nel frattempo era entrato in
scena anche Gudmundsson). Un gran colpo di testa di Lukaku a 10’ dalla fine (non
proprio la specialità del belga che poco prima aveva impegnato Martinez dopo una
sgroppata palla al piede di 50 mt) segnava la fine di un incubo e tracciava la strada
per la Roma che sarà. Senza campioni come Big Rom (nonostante c’è chi lo critichi
in questa città dal palato fine…) non si andrà lontano e semmai, da mettere in
discussione, è chi, ancora una volta associa tecnica e fragilità fisica. Può una società
come la Roma, sostenere un ingaggio come quello di Dybala se poi le gare giocate
sono poco più della metà stagionale? Riflessioni in corso con De Rossi che nelle
dichiarazioni post partita, e su nostra domanda, dimostra di avere le idee chiare. Sarà
il tempo il nemico principale della suo nuovo corso. Tre anni di contratto da onorare
attraverso il bel gioco e la sostenibilità economica con giovani di proprietà da far
crescere e qualche campione da confermare. Ma il credito, si sa, non è mai infinito, e
per migliore l’ennesimo sesto posto non basteranno idee e volontà. Le mani di Svilar
(decisivo nel finale anche contro il Genoa) e la forza fisica di Lukaku, tanto per fare
due esempi, sono le basi da cui ripartire. A buon intenditor…
Le pagelle di Roma – Genoa 1 – 0
Svilar 7, Celik 6, Llorente 5,5, Ndicka 7, Angelino 7 (dall’81’ Mancini ng), Bove
6,5, Paredes 4, Cristante 5, Baldanzi 5 (dal 63’ Dybala 5,5 dal 91’ Kristensen ng),
Pellegrini 5 (dal 63’ El Shaarawy 6,5), Lukaku 7,5 (dal 91’ Abraham ng).
All. De Rossi 6
Claudio Fontanini