(Adnkronos) – Il risultato al Senato è quello atteso da ieri sera, Ignazio La Russa, uno dei due nomi più accreditati nel centrodestra (l’altro era quello del leghista Roberto Calderoli che di prima mattina getta la spugna) per succedere a Elisabetta Casellati, alla prima votazione raggiunge il risultato pieno. Il braccio destro di Giorgia Meloni è eletto con 116 voti. Si può rallegrare ringraziando “anche per i voti che mi sono arrivati dall’altra parte politica”. E’ questo il primo colpo di scena che apre i lavori istituzionali della XIX legislatura. Perché mentre Fi, con il suo leader Silvio Berlusconi si chiude nella sala del governo, alle spalle dell’Aula, non presentandosi per il voto, in Aula si registrano almeno 15 voti che arrivano all’ex esponente del Msi anche dal centro-sinistra.
Gli occhi sono puntati su Matteo Renzi, che conta nove senatori, su Carlo Calenda, mentre qualcuno ironizza pure sul Pd di Enrico Letta. Di certo, oltre ai 99 voti che sono i 66 di Fdi, i 29 di Lega, i due di Fi (Berlusconi e Casellati) e i due centristi. Se ne cercano 16 per completare il quadro. Sia Renzi che Calenda assicurano di aver votato scheda bianca: “Lo avrei rivendicato, non siamo stati noi”, dice l’ex premier. Il leader di Azione non ammette repliche, anche noi abbiamo votato scheda bianca. Di certo nessuno si intesta la mossa che ha permesso a La Russa di essere eletto con ampio margine, nonostante la defaillance di Forza Italia.
Il partito di Berlusconi resta il caso del giorno, con effetti che potrebbero mettere in discussione anche la road map per il prossimo governo, e l’elezione del successore di Roberto Fico alla Camera, che iniziano domani, con in pole il nome di Riccardo Molinari, capogruppo leghista che potrebbe spuntarla, a meno di nuovi scontri nell’alleanza. La sala del governo, al Senato, ha visto, a quanto si apprende una resa dei conti tra chi come Berlusconi, ha spinto per convergere su La Russa da subito, “a dimostrarsi compatti, perché vedrete che avremo per noi ministeri importanti”. Parole che non hanno però sortito effetto sui dirigenti azzurri, con Berlusconi che dopo lo scontro si reca in Aula e vota, imitato solo dalla presidente uscente Elisabetta Casellati.
Non ritirano la scheda invece gli altri 16 senatori azzurri, a cominciare da Licia Ronzulli e da Francesco Paolo Sisto, i nomi di due possibili ministri su cui è braccio di ferro con Giorgia Meloni. Raccontano che almeno quattro dei nomi più ricorrenti in questi giorni per finire al governo in quota Fi non avrebbero preso bene il fatto “di averci tenuto all’oscuro delle trattative sul governo”. Poi è lo stesso Berlusconi a spiegare come nella “riunione del gruppo di Forza Italia al Senato è emerso un forte disagio per i veti espressi in questi giorni in riferimento alla formazione del governo”. “Auspichiamo – scrive sui social il Cav – che questi veti vengano superati, dando il via ad una collaborazione leale ed efficace con le altre forze della maggioranza, per ridare rapidamente un governo al Paese”.
A dare immagine della tensioni tra alleati resta agli atti il video che vede lo stesso La Russa passare davanti al Cavaliere, in Aula, che lo apostrofa con toni per nulla amichevoli, quasi mandandolo a quel paese. “Non ho mai avuto alcuno scontro con lui, ma stiamo collaborando lealmente e in pieno accordo per dare al nostro Paese un assetto istituzionale stabile e un governo forte e coeso”, preciserà poco dopo Berlusconi.
Acqua sul fuoco la getta pure Fdi. Ad assistere allo scontro il senatore meloniano Francesco Zaffini che all’AdnKronos spiega: “Ero vicino a La Russa e Berlusconi quando i due stavano parlando e smentisco che il gesto di stizza di Berlusconi fosse rivolto verso La Russa, ma piuttosto riguardava la vicenda. Tanto è vero che dopo ha votato a favore di La Russa”. Il leader azzurro ha poi detto “non li capisco”, rivolto ai suoi che non hanno preso la scheda in Aula, aggiunge il senatore di Fdi. Raccontano che sia Berlusconi che Fdi erano consapevoli che a La Russa sarebbero comunque arrivati altri voti, esterni al centrodestra.