“Invece di fare nuovi senatori a vita -prosegue Becchi- bisognava abolire questo istituto frutto di un residuo storico piu’ monarchico che repubblicano. Ma ormai viviamo sotto re Giorgio, e allora non ci resta che parlare di problemi come la ’grazia’ o ’i senatori a vita’. E cioe’ dei privilegi del monarca che sta pensando tutti i modi per salvare il suo governo. E questo Paese si sveglia ogni giorno sempre piu’ diviso tra senatori a vita e sudditi a vita”. Becchi conclude il suo intervento con un post-scriptm: “Una nota finale, sui nomi dei senatori, meriti e competenze scientifiche o artistiche escluse. Stupisce non poco la nomina soprattutto di Elena Cattaneo, la quale e’ -a quanto mi risulta- la piu’ giovane senatrice a vita mai nominata, appena cinquantenne (e’ nata nel 1962). Sembra abbastanza inopportuno, specie in un momento come questo, garantire ad una donna di cinquant’anni, con una nomina dall’alto e quindi senza alcuna legittimazione democratica, uno stipendio vita natural durante (diciamo, statisticamente, per i prossimi trent’anni?)”. “Un senatore a vita percepisce -comprese diaria, indennita’, rimborsi- , all’incirca, 13.000 euro netti al mese (211.502 Euro lordi all’anno). Quanto ci costera’ la senatrice Cattaneo? Ed ecco, allora, che in tempi di crisi, dove sono difficili da trovare finanze per la cassa integrazione, re Giorgio si scopre particolarmente magnanimo, scaricando sul bilancio dello Stato -e su di noi- quattro nuovi stipendi, non proprio ’popolari’”.