“Selam palace: la strada non è la soluzione”. Recita così un grande striscione affisso all’esterno del Dipartimento delle politiche sociali del comune di Roma, dove una ventina di persone, tra cui attivisti di ‘Pensare migrante’ e ‘Nonna Roma’, hanno organizzato un sit in contro lo sgombero del seminterrato del Selam palace.
Ad inizio aprile più di 70 persone, quasi tutti rifugiati politici, sono stati allontanati dallo stabile della Romanina. Da allora non hanno un posto dove dormire e il Comune non ha provveduto ad una soluzione alternativa.
“Le persone che sono state sgomberate sono sempre fuori, non c’è stato alcun intervento della sala operativa sociale – dice un’attivista di ‘Pensare migrante’. – Si sono presentati solo i volontari per dare assistenza a quelle persone.
Da più di dieci anni il Selam palace, che un tempo ospitava gli uffici dell’università Tor Vergata di Roma, è diventato simbolo dell’emergenza abitativa di Roma. Ad oggi vivono lì circa 500 persone, 70 delle quali costrette a lasciare i seminterrati della struttura, trovati in un grave stato di degrado, e ora senza un tetto sulla testa.
“Noi chiediamo l’accoglienza immediata per queste persone – dice l’attivista di ‘Pensare migrante’. – Magari anche il ripristino di luoghi di transito, presenti un tempo a Roma, dove le persone trovavano accoglienza”.