In Italia la situazione economico-reddituale è a dir poco disastrosa tuttavia, essendo la statistica frutto di una sorta di ’algoritmo’ che censisce ’sulla carta’ spalmando ’equamente’ senza addentrarsi nello specifico. Basti pensare agli Isee, che non possono tener conto delle finte buste paga, dei dipendenti di cooperative criminali, redditi complessivi di nuclei famigliari composti da più soggetti adulti, pensioni di invalidità, di vecchiata, ecc., ecco che spesso vengono fuori redditi medi a dir poco fantascientifici. Ma nonostante tutto, pur sottolineando che nel 2015 le famiglie italiane hanno mostrato “una significativa e diffusa crescita del reddito disponibile e del potere dacquisto delle famiglie”, c’è però da puntualizzare che tutto ciò ha avuto da contraltare “un aumento della disuguaglianza economica e del rischio di povertà o esclusione sociale”. E’ quanto illustrato stamane dall’Istituto di Ricerca, che ha presentato un focus dal quale emergerebbe che ciascuna famiglia italiana ha un reddito netto medio annuo (oltretutto esclusi gli affitti figurativi), di ben 29.988 euro, il che equivarrebbe ad un ’fantascentifico’ reddito medio di circa 2.500 euro al mese (+1,8% in termini nominali e +1,7% in termini di potere dacquisto rispetto al 2014). Una crescita, a detta dell’Istat, dovuta per lo più all’aumento dei redditi provenienti da lavoro autonomo, con la conseguenza che, esclusi gli affitti figurativi, il rapporto tra il reddito equivalente totale del 20% più ricco e quello del 20% più povero sia aumentato da 5,8 a 6,3. Premesso dunque il ’generoso eccesso’ che (in buona fede s’intende) che fotografa la situazione complessiva reddituale, guarda caso continua però ad aumenta lincidenza di individui a rischio di povertà, che oggi rappresentano il 20,6% della ppolazione, rispetto al precedente 19,9%. E via così come per quanti vivono in famiglie gravemente deprivate (oggi il 12,1%, ieri l’11,5%), le persone che vivono in famiglie a bassa intensità lavorativa (passati dal 11,7% al 12,8%). Ovviamente quella del Meridione è la ’platea’ maggiormente esposta al rischio di povertà o esclusione sociale: oggi al 46,9%, rispetto al 46,4% del 2015. Di contro, sebbene in misura molto inferiore, nel resto d’Italia Il rischio di povertà o esclusione sociale nel Nord-ovest è passato al 21,0% dal 18,5%; nel Nord-est (17,1% da 15,9%) mentre, al Centro, tale condizione riguarda mediamente un quarto della popolazione: 25,1%). Chi sono quelli più esposti a povertà? Naturalmente i nuclei famigliari con cinque o più componenti, stabili al 43,7% mentre, le famiglie composte da una persona (34,9% dal 31,6%), o da due componenti (25,2% dal 22,4%), la situazione è andata peggiorando di molto. Appare dunque ’livellato’ complessivamente il calcolo secondo cui la metà delle famiglie residenti in Italia ’dichiarano’ un reddito netto medio annuo non superiore ai 24.522 euro che, come abbiamo visto fanno circa 2.016 euro al mese, facendo così registrare un +1,4% rispetto al 2014. Curioso poi constatare che rispetto a quella registrata a livello nazionale (+2,8% rispetto al 2014), nel Mezzogiorno il ’reddito mediano’ sia creciuto quasi del 50% doppia, registrando comunque ’numeri’ molto più inferiori: oggi attestatisi a 20.557 euro, contro i circa 1.713 mensili del 2014. Ad ogni modo, il dato che maggiormente colpisce (percentuale più o meno), è che nel 2016 il 30,0% delle persone residenti in Italia risultava a rischio di povertà o esclusione sociale, ancora di più dell’anno prcedente, quando l’Istat registrò una dato pari al 28,7%.
M.