La Sea Watch si trova davanti al porto di Lampedusa: la sua comandante rifiuta di fermarsi e la vicenda, in uno stand by controverso in merito allo sbarco, assume inevitabilmente dei contenuti politici di indubbia rilevanza. Accuse, repliche e contro repliche: intorno alla Sea Watch 3 è vero caos politico.
Sea Watch, Salvini tuona. E una delegazione di politici arriva sull’isola di Lampedusa
Il capitano della Sea Watch 3, la nave che si trova nel guado da 14 giorni con 42 migranti a bordo, ha scelto di rifiutare lo stop e di entrare nel porto di Lampedusa, nonostante il rifiuto del governo. “So cosa rischio – ha detto Carola Rackete – ma i naufraghi sono allo stremo”.
Non poteva certo farsi attendere la replica di Salvini: “Io non do nessuna autorizzazione, Germania e Olanda ne risponderanno”.
Come è noto, la motovedetta della Gdf partita da Lampedusa aveva ordinato l’alt alla nave, la quale però aveva deciso di non fermarsi e di puntare dritto verso Lampedusa. Da lì, è scattata l’ira di Salvini.
“Non identifichiamo più i migranti così andranno dove vogliono”, ha tuonato il ministro dell’Interno. “Sono pronto anche a contravvenire ad alcune normative europee, ad esempio a non identificare più gli immigrati che arrivano in Italia, così ognuno sarà libero di andare dove meglio crede. Siamo il terzo Paese per contribuzione alla Ue. Pago, mi danno l’infrazione e quando ho un barcone straniero che viola le nostre leggi se ne fregano… no, così non funziona”.
A dirlo, anzi a scriverlo su facebook, è per appunto il ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Che poi corrobora: “L’immigrazione non può essere gestita da navi fuorilegge: siamo pronti a bloccare qualunque tipo di illegalità. Chi sbaglia, paga. P.S. L’Europa? Assente, come sempre”.
Aggiornamento ore 4,49
Si registrano sviluppi intorno alla questione legata alla decisione da parte della comandante della Sea Watch 3 Carola Rackete di non fermarsi di fronte all’alt delle autorità governative italiane, puntando verso Lampedusa.
A quanto emerge, infatti, Orfini, Delrio e Fratoianni sono arrivati al porto di Lampedusa. L’ex sindaca Pd di Lampedusa, Giusi Nicolini ha infatti deciso di accogliere una delegazione di politici nazionali giunta al molo dell’isola siciliana per monitorare personalmente la vicenda della nave Sea Watch, attualmente sostata di fronte alla costa.
Di questa delegazione fanno parte Fratoianni de La Sinistra e i parlamentari del Pd Matteo Orfini, Graziano Delrio, Davide Faraone e Fausto Raciti, giunti tutti, a quanto pare, tramite un volo aereo da Palermo.
Aggiornamento ore 6,21
Tra i politici che hanno preso parola intorno alla controversa vicenda della Sea Watch 3, la nave con a bordo i 42 migranti soccorsi al largo della Libia che la comandante Carola Rackete ha deciso di portare fino a Lampedusa contravvenendo alle intimazioni delle autorità italiane, c’è anche il ministro e vice premier Luigi Di Maio.
“Siamo diventati il palcoscenico del Mediterraneo. Come mai la Sea Watch neanche prova più ad avvicinarsi a Malta o alla Grecia? Non fa notizia. Hanno preferito restare 14 giorni a largo delle nostre coste anziché chiedere a La Valletta, Madrid o Atene lo sbarco.”, ha detto il vice premier pentastellato. “I governi di questi Paesi sono forze politiche tradizionali Ue. Se uno dei popolari o dei democratici ti nega lo sbarco, i media neanche ne parlano, se lo fa il Governo italiano si mette in moto il carosello. La Sea Watch si fa pubblicità e raccoglie più fondi, così può ripartire.
Nel frattempo, la nave è ancora ferma. Si trova attualmente di fronte al porto di Lampedusa la Sea Watch 3 della Ong tedesca, dopo che la comandante della nave, Carola Rackete, ha forzato, ieri, lo stop di ingresso nelle acque territoriali. La sua intenzione è quella di far sbarcare a terra i 42 migranti soccorsi al largo della Libia in quanto, asserisce, in condizioni di grande disagio.
“Sea Watch ha fatto la sua battaglia politica sulla pelle di 42 persone. In 15 giorni sarebbero arrivati in Olanda due volte. Hanno rifiutato i porti sicuri più vicini. Ong aiutano trafficanti di esseri umani”. A scriverlo in un tweet, intanto, è Matteo Salvini. Che poi insiste: “Non assecondo chi aiuta gli scafisti che con i soldi degli immigrati poi si comprano armi e droga”. E ancora: “non permetto che siano Ong straniere a dettare le leggi sui confini nazionali di un Paese come l’Italia”.
Aggiornamento ore 9,05