La vicenda della Sea Watch 3 si colora sempre di nuovi intonazioni, tra le quali quelli che assomigliano a veri e aspri accenni di critiche, nemmeno troppo velati, da parte dei leader europei nei riguardi dell’Italia.
Dopo la decisione di arrestare la capitana della Sea Watch 3 Carola Rackete che ha disobbedito all’ordine di non attraccare a Lampedusa andando a forzare i posti di blocco, arrivano le critiche da parte di una buona fetta di Europa. Specialmente da parte di Francia e Germania.
Francia, Germania e non solo: critiche all’Italia per la gestione dell’affaire Sea Watch
Dura la Francia, che intanto ha dato l’annuncio di accogliere dieci migranti, ad esempio. Il governo di Parigi tuona: “La chiusura dei porti viola la legge del mare” e accusa: “L’Italia rende tutto isterico”.
Ma non è da meno l’esecutivo di Berlino, anzi. Per la Germania “salvare le vite umane è un dovere umanitario. Soccorrere vite umane in mare non può essere criminalizzato”. Parole pesanti; la questione è tutt’altro che pronta a essere smussata.
“Difendere i confini nazionali non è un diritto ma un dovere. L’Italia non prende lezioni da nessuno e dalla Francia in particolare: Parigi ha chiuso Schengen, era in prima fila per bombardare la Libia, abbandonava immigrati nei boschi italiani”, ha infatti contrattaccato il ministro dell’interno Matteo Salvini.
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Matteo Salvini, vice premier del governo Conte e ministro dell’Interno ha ragionevolmente preso la parola su una questione nella quale a livello istituzionale è direttamente coinvolto e che, in ogni caso, dopo le critiche di una fetta di leader europei, ha chiamato il governo italiano di per sé a dare delle risposte.
In particolare Salvini si è voluto concentrare, nei suoi commenti, sulla manovra della capitana che si è rifiutata di obbedire all’aut aut: “Si è rischiato il morto”, afferma Salvini: “Da oggi i profughi se li prenderà Macron“, punzecchia ancora il numero uno dell’Interno. Che poi provoca ancora.
“Visto che l’Eliseo ha detto ‘porti aperti’ indicheremo Marsiglia e Corsica come destinazioni”, afferma mordace il ministro dell’Interno e vicepremier Matteo Salvini. Il quale, conferma poi una linea di modus operandi che era già emersa: “noi restiamo pronti all’espulsione coatta della capitana“.
Per quanto invece riguarda i 41 migranti Salvini chiarisce: “restano a Lampedusa fino a quando cinque paesi che hanno dato l’ok preliminare per accoglierli non confermeranno. Tredici andranno alla Francia, 10 in Germania, 8 in Finlandia, gli altri in Lussemburgo e in Portogallo. Brilla per l’assenza – accusa Salvini – l’Olanda sempre in prima fila quando si tratta di criticare le nostre decisioni”.
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Sempre più aspra la situazione di criticità reciproca tra Ue e Italia in relazione alla questione della Sea Watch. A divenire argomento di discussione anche la manovra tramite cui la capitana della Sea Watch 3 Carola Rackete ha prodotto l’approdo a Lampedusa.
Sull’ormai noto contatto tra la nave della ong e la motovedetta della Guardia di Finanza, Salvini ha le idee piuttosto chiare: “una cosa mai vista, molto grave”. Quanto alle motivazioni della Rackete (“che ce ne facciamo di una signorina che ha provato ad investire quattro militari italiani che le intimavano l’alt?) l’accusa è piuttosto ruvida: “è pirateria. Chi giustifica un simile gesto è moralmente complice”.
Del resto Salvini corrobora spaziando sul tema a 360°: “Di profughi finora ne ho visti ben pochi. Sulle 44mila domande di asilo politico da inizio anno, i tecnici ne hanno respinte 34mila, che significa il 75%. il 2% quelle validate per protezione umanitaria. Rackete di quale emergenza stava parlando?” La comandante fuorilegge ha giustificato il folle attracco che ha messo a rischio la vita degli agenti della Guardia di Finanza dicendo che c’era uno ‘stato di necessità’. Ma se nessuno dei 42 immigrati a bordo aveva problemi di salute, di quale necessità stava parlando?”, scrive su Facebook il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini.
Quanto a Carola Rackete è il Corriere della Sera a riportare le sue parole. “La situazione era disperata e il mio obiettivo era solo quello di portare a terra persone stremate e ridotte alla disperazione. Avevo paura“, dice, dal momento che “da giorni facevamo i turni, anche di notte, per paura che qualcuno si potesse gettare in mare. E per loro, che non sanno nuotare, significa: suicidio. Temevo il peggio”, ma “mai, mai, mai nessuno deve pensare che io abbia voluto speronare la motovedetta della Finanza”, avrebbe chiarito la Capitana.
Per poi precisare, a quanto pare: “Ho compiuto un errore di valutazione nell’avvicinamento alla banchina”, avrebbe detto, “non potevo continuare a rischiare che andassero avanti gli atti autolesionistici. Però ho tentato di avvertire”, spiega.
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