Le cose non stanno affatto andando come – a questo punto il ‘cocciuto’ – Conte sperava. Già ieri, quando la Camera ha approvato a larghissima maggioranza il Ddl Aiuti, omettendo però il Superbonus, i deputati grillini interni alle varie commissioni sono insorti duramente contro il governo. Tuttavia, hanno poi spiegato, per non perdere tempo nella fase di voto di un decreto che andava comunque approvato il prima possibile, di aver preparato un apposito Odg dove la questione del Superbonus viene proposta ed attentamente strutturata, come dire: lì poi ne vedremo delle belle.
Intanto oggi, intervenendo ad un evento che ha avuto luogo a Bisceglie, il leader pentastellato è tornato sul ‘famoso’ documento che avrebbe consegnato fra le mani del premier Draghi, in occasione dell’incontro ‘chiarificatore’ dell’altro giorno. Un faldone con in bella vista diverse richieste che il Movimento rivolge al capo del’esecutivo, per continuare a condividere in armonia il cammino della maggioranza.
Insomma, si tratta di richieste interne ad un documento dove, spiega Conte, “non troverete né bandierine né un libro dei sogni, ma le urgenze che il Paese ha in questo momento. Se di fronte a queste urgenze, che fotografano una situazione serissima e drammatica, non arriva una risposta dal premier, dal nostro punto di vista non ci sono le condizioni per condividere una responsabilità di governo in principi decisionali dove noi fin qui siamo stati marginali“.
Sempre nello specifico del documento presentato al premier Mario Draghi, spiega ancora l’ex premier, “C‘è una responsabilità che non riguarda Giuseppe Conte, ma una forza politica che ha sempre agito con responsabilità; una forza, una comunità, che a volte fa confusione o può sembrare eccentrica, ma che ha ben chiaro cosa significa avere una responsabilità nei confronti degli italiani. Io e la mia comunità in questo siamo all’unisono, sulla stessa lunghezza d’onda, quella della chiarezza politica“.
Ma spiega ancora il leader penta stellato, “Non è tanto lamentarsi della marginalità, ci sta, siamo in un governo di unità nazionale“, ammette l’ex premier non nascondendo però allo stesso tempo “il forte disagio politico che avvertiamo, ma il vero discrimine per lasciare o restare è legato a quelle richieste urgenti che poniamo: c’è la concreta determinazione ad affrontarle adesso? Altrimenti la situazione per il Paese peggiorerà. Se la risposta è si, allora noi ci siamo, ma se la risposta è no noi lasciamo, ma per responsabilità“.
Riguardo poi a quando pensa che si andrà alle urne, diversamente da Letta, che ha indicato aprile, Conte preferisce invece non sbilanciarsi: “Non mi permetto di fare previsioni, non sono il presidente della Repubblica né ho la palla di vetro, lavorerò per assicurare i diritti dei cittadini“.
Insomma, nonostante quanto affermato, e l’attesa per una riposta ‘ufficiale e definitiva” rispetto al documento presentato al premier, il numero uno del Movimento tiene però a non far trasparire ansie o nevrosi: “Io sono molto sereno, perché non sto dicendo che faccio cadere il governo se non c’è il ponte di Messina o se non si assumerà 300 esperti per il Pnrr“.
Max