“Siamo arrivati qua al Ministero e …’puff’… i 2/3 sono andati via. Ma così non aiutano la nostra causa: una scuola per imparare, non dove andare e poi tornare a casa e piangere”. Così Maria Sofia, una studentessa al terzo anno del liceo classico Torquato Tasso, all’Adnkronos commenta l’arrivo del corteo degli studenti romani al ministero dell’Istruzione, un migliaio di ragazzi che oggi ha manifestato pacificamente per le vie del centro dal circo Massimo a viale Trastevere, con un numero che si è progressivamente ridotto lungo il percorso. “Sa perché succede? – domanda – Vengono, pubblicano le foto su Instagram ed altri social e poi vanno via. Oggi va di moda andare alle manifestazioni e la verità è che la maggioranza dei ragazzi non ci tiene più di tanto e neanche sa perché protesta”.
“E poi…quasi tutti crediamo che le manifestazioni siano inutili. Io sono venuta perché stavolta era importante e sono delusa. Nella mia classe siamo in 28. Sette sono entrati a scuola per fare lezione, gli altri in teoria avrebbero dovuto trovarsi qui. Ma ne ho visti meno di una decina perché la realtà è che si sciopera quasi sempre per non andare a scuola e poi …. – la liceale esita – siamo sotto scacco dei collettivi e questo disincentiva la partecipazione di tutti. Io ad esempio non sono politicamente schierata, vorrei partecipare ma mi sento censurata se dissento da quel coro, che è di sinistra. C’è stato un gruppo di destra che ha provato ad organizzarsi un po’ di tempo fa ma è stato immediatamente messo a tacere. In due secondi sparito. Non li conosco dunque non posso valutare se sia stato meglio così, ma questo non mi è piaciuto. Io voglio pensare con la mia testa e scegliere con la mia testa. Per questo – conclude – come tanti di solito non partecipo e quando lo faccio, come oggi, sono delusa”.
(di Roberta Lanzara)