Un bambino di 9 anni è stato rifiutato per alcuni giorni dalla scuola elementare che frequentava perché diabetico: è stato ammesso solo martedì scorso, a condizione che la madre lo assista durante lintero orario scolastico. A denunciarlo è la mamma, che ha anche sporto querela contro la scuola, un istituto comprensivo del Basso Salento. La scuola però, tramite la dirigente, risponde di non aver “mai negato laccesso allalunno. Non eravamo preparati a gestire eventuali emergenze e abbiamo chiesto tempo”.
La vicenda è iniziata il 9 aprile scorso e soltanto l8 maggio il bambino ha ripreso a seguire le lezioni, con la condizione che la mamma resti tutto il giorno con lui per il monitoraggio della glicemia. A sostegno della famiglia si sono mobilitati nei giorni scorsi il sindaco della città, lAPDS Onlus di Lecce (Associazione Pediatrica Diabetici del Salento), servizi sociali, Asl ed è stato informato lUfficio Scolastico Regionale. Il bimbo, iglio di una coppia di origini marocchine, aveva iniziato la terza elementare a settembre. Il 9 aprile scorso ha avuto lesordio del diabete di tipo 1. Dopo un breve ricovero è tornato a casa il 17 aprile e a scuola il 23 dove, però, è stato rifiutato per via della patologia. La scuola, è stato detto alla famiglia, non era in grado di prendersi cura del bambino in caso di una crisi o di una emergenza sanitaria.
In alcune occasioni sono intervenuti anche i Carabinieri e il 118 per i violenti litigi tra la mamma e uninsegnante. Dopo diversi incontri fra la scuola e tutte le istituzioni interessate, il bambino è finalmente tornato a scuola martedì. “Quando i suoi compagni di classe lo hanno visto, lo hanno abbracciato – racconta la donna – ma lui continua a chiedermi perché lo abbiano cacciato. Lo hanno fatto sentire strano, malato e diverso dagli altri bambini e questo, da mamma, fa male”.
“Il rientro a scuola di un bambino dopo lesordio del diabete di tipo 1 dovrebbe rappresentare il ritorno alla normalità dopo limpatto devastante che tale esordio ha avuto sul piccolo e sulla sua famiglia. Quindi – spiega Francesco Medina, presidente APDS Onlus – dovrebbe essere garantito il rientro in un ambiente scolastico sereno e in condizioni di sicurezza. Invece, il bambino e la sua famiglia si sono trovati in una condizione di non accettazione, di non inclusione, in definitiva si sono sentiti abbandonati dallistituzione scolastica”.
“La signora ha trovato sempre nella nostra scuola le porte aperte e nella mia persona accoglienza e assistenza” spiega la dirigente scolastica. “Ho subito scritto alla Asl, ho chiesto allamministrazione comunale un tavolo tecnico e sto predisponendo una circolare per chiedere al mio personale scolastico la disponibilità a formarsi per garantire unassistenza adeguata, ma queste cose richiedono tempo”.