La quarantena ridotta e limitata al compagno di banco del positivo “è una idea aleatoria. Vaccinazione e screening frequenti con tamponi mi lasciano più serena”. A commentare l’ipotesi della regione Lazio per evitare la dad è Suor Maria Paola Murru, Dirigente dell’Istituto paritario salesiano Santa Maria Ausiliatrice, a Roma, sottoposto l’anno scorso da ottobre a maggio a screening mensile con tamponi della popolazione scolastica. Una sperimentazione, svolta nella Capitale anche all’Ic Regina Elena, e coordinata da Alberto Villani, responsabile dell’Unità Operativa Complessa di Pediatria Generale e Malattie Infettive dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, che “ci ha fatto viaggiare in sicurezza. Abbiamo circa 800 iscritti, 370 al liceo. La percentuale dei positivi è stata minima, non si è neanche arrivati al 10%”.
“Sono appena rientrata dall’Irlanda – racconta la preside – dove attualmente si fa restare a casa solo il positivo. E’ una tendenza europea, sul modello tedesco” che in Italia non convince perché il quadro complessivo anche per le scuole paritarie è disomogeneo: “spesso non ci sono spazi utili a garantire il distanziamento”. Inoltre la vaccinazione “è una garanzia in più”, ma non una condizione sufficiente a scongiurare il rischio del contagio. Meglio pertanto optare per tamponi frequenti e sul presidio delle strutture sanitarie che “da noi ha funzionato”. “La vita deve riprendere e continuare con prudenza”, commenta la Dirigente scolastica e conclude: “non sono ancora stati erogati i finanziamenti extra promessi, circa 50mln di fondo covid da dividere fra tutte le paritarie, che potrebbero essere utilizzati per fare screening della popolazione scolastica”.
(di Roberta Lanzara)