(Adnkronos) – Cinque positivi in una classe delle primarie all’Istituto comprensivo Morbillo, nella Capitale e scatta con le nuove regole la prima ddi. Tuttavia in presenza su 22 bambini sono solo in tre. Ne parla con l’Adnkronos la preside Valeria Sentili che spiega: “Lo prevedevamo perché erano presenti solo in tre già ieri, quando abbiamo fatto la segnalazione alla Asl. Evidentemente i genitori avevano comunicato tra loro prima della disposizione di quarantena e avendo saputo delle cinque positività hanno deciso di tenere i bambini a casa. Se lo hanno fatto perché i bambini non sono vaccinati, o lo sono da più di 120 giorni o per paura del contagio, io non sono tenuta a saperlo”.
Meglio fare lezione in didattica mista o con tutta la classe a distanza? “Dal punto di vista degli apprendimenti non va bene nessuna delle due. Ma se facciamo un distinguo tra dad e ddi, meglio avere tutti da remoto. Per i docenti gestire entrambe le situazioni non è facile. Detto ciò ci auguriamo al più presto il liberi tutti e didattica solo in presenza. Chi è malato sta a casa. Anche perché – rimarca la Dirigente – gli effetti della dad si fanno sentire sempre di più. Agli ultimi scrutini di quarte e quinte elementari i docenti hanno riscontrato una forte regressione soprattutto nella esposizione orale. I bambini stando a distanza hanno perso l’abitudine a parlare davanti agli altri. E’ interessante anche osservare le dinamiche dialettiche fra loro quando dopo un periodo di quarantena si ritrovano: pacche sulle spalle, si chiedono come è andato il tampone….Non c’è niente da fare, sono figli della pandemia”.
E i genitori che dicono? “Qui non sono scontenti di fare la didattica a distanza. Molti provano ad ottenerla perché il figlio ha l’influenza o perché hanno paura. Ed adesso abbiamo pure i pediatri che la prescrivono: il bambino deve andare in quarantena o ha il covid ….’pertanto si prescrive dad’. Ed io mi impunto: questo certificato non è accettabile, perché il medico non ha competenza in ambito didattico”, ironizza la preside.
(di Roberta Lanzara)