Dopo aver denunciato la ‘condotta’ degli studenti che, occupando gli istituti avrebbero commesso un reato, tale da motivare l’intervento degli agenti in tenuta antisommossa, sia la Prefettura che i Presidi, hanno dovuto incassare quanto stabilito dalla Procura di Roma la quale (contrariamente al reato di interruzione di servizio pubblico, configurato dalla Cassazione), ha stabilito che occupare la scuola non è un reato in quanto, sebbene sia frutto di una scelta ‘unilaterale ed autonoma’, l’occupazione è comunque una protesta legittima perché, come stabilisce la Costituzione, ‘manifestare è un diritto’.
Dunque, che sia per un solo giorno,/ o per settimane, la Procura procederà all’archiviazione. Piuttosto, il nodo è come avviene l’occupazione: se è conseguenza di un’azione ‘sobria’, non violenta (per intenderci, con i picchetti che impediscono l’accesso a chi lo vuole), è comunque una forma di protesta.
Ma in questo caso, gli studenti manifestano addirittura la volontà di voler tornare a frequentare fisicamente gli istituti, contestando la didattica a distanza: dunque, quale migliore ragione?
Una decisione, quella della Procura capitolina, che di fatto ‘libera’ anche gli studenti del liceo Kant di Roma, delle gravi responsabilità a loro addossate, per un’occupazione per altro già pagata a suon di manganellate da parte degli agenti. Ma questa è un’altra brutta storia…
Intanto la Prefettura si è rivolta agli studenti e alle loro famiglie, affinché rispettino gli orari degli ingressi scolastici, evitando di uscire prima di casa, così da scongiurare assembramenti a bordo dei mezzi pubblici.
Allo stesso modo, le scuole debbono collaborare, promuovendo l’uso delle navette sostitutive – od alternative – alle linee canoniche dei bus, incentivano così spostamenti più sicuri.
A rendere critica la situazione, il sovraffollamento sulle 30 linee di trasporto romane, a servizio di 25 istituti scolastici. Del resto, con il ritorno nelle aule (ad oggi il 47 sul 50% previsto) di studenti in presenza, al mattino si calcola sui mezzi un movimento di almeno 70mila unità in più. Ma la situazione è quella che è e, specialmente per quanti residenti nella periferia della Capitale i quali, per rispettare la puntualità, sono praticamente costretti ad uscire di casa con abbondante anticipo.
Inutile girarci intorno: gli ingressi scaglionati (alle 8 e alle 10), non possono soddisfare le esigenze di migliaia di famiglie, ‘organizzate’ secondo precisi orari interni. Per non parlare poi di quanti costretti a spostarsi quotidianamente dalla provincia, con mezzi Acotral e Tpl o peggio, i treni regionali, con precisi orari stabiliti, ma non a misura di studenti.
Come spiegano infatti quanti provenienti dall’hinterland: “Entriamo alle ore 10 e usciamo alle 15.20, però la mattina abbiamo solo un autobus che ci porta a scuola in tempo, e se lo perdiamo non abbiamo alternative. Inoltre – altro problema non da poco – ci risulta molto difficile anche tornare a casa”.
Ecco perché, nonostante gli orari, in molti – pur dovendo entrare alle 10 – sono comunque costretti ad uscire di casa alle 8…
Max