E la data del 5 maggio – c’era da aspettarselo da una platea di prof – non è passata inosservata, tra cartelli con Renzi-Napoleone (’Ei fù) e addirittura riscritture in chiave sindacale della celeberrima ode manzoniana: «Date le mortal riforme – si leggeva stamattina nella Capitale sui cartelli di tre insegnanti – stette la scuola immemore, orba di tante norme».Attempati precari («da vent’anni, a elemosinare un diritto») ma anche studenti giovanissimi con i loro girotondi e perfino bambini con il grembiule o con cartelli al collo ’Siamo qui per tuo figliò. Clima vivace, dunque, ma anche molto determinato per quello che secondo alcuni sindacalisti è stato lo sciopero «più grande di sempre», e che ha dato vita in tutto il Paese a numerosi cortei. Gli organizzatori tirano le somme: 35 mila persone a Milano, 25 mila a Bari, 20 mila a Cagliari, oltre 10 mila a Torino, 6 mila a Palermo, e poi Aosta, Catania, Bologna.
Il clou però è stato a Roma, dove, secondo gli organizzatori, si è toccata quota 100 mila persone (i Cobas hanno sfilato a parte, dal Miur fino a Montecitorio). Una folla che da piazza della Repubblica ha camminato fino a piazza del Popolo dove dal palco, tra una pizzica e una taranta, il mondo del sindacato e delle associazioni studentesche ha scandito il suo ’no’ alla riforma del ministro Stefania Giannini. Ai piedi del palco le bandiere (tante le rosse della Cgil ma anche le gialle della Gilda), i palloncini, gli striscioni. Il premier è il più bersagliato: ’Renzi stai sereno, della tua buona scuola ne facciamo a menò ha marciato accanto a ’I presuntuosi e gli arroganti non spegneranno mai le nostre menti’.
E poi: ’Renzi vuole la scuola alla buona, noi siamo la buona scuola. Per qualcuno, addirittura, il premier è ’Il mostro di Firenze’. Dalle mura del Pincio scende uno striscione ’Le scuole crollano, gli studenti no’. ’Riforma sì, ma non cosi« lo slogan che ricorre nella piazza fino al ’Bella ciaò finale che ha chiuso la giornata, e che a Bari è diventato ’Renzi ciao’.
Anche nelle altre città infatti non sono mancate iniziative e sberleffi contro la riforma: a Milano ha sfilato una sagoma del premier con le orecchie d’asino e la scritta ’bocciato’, Catania ha sentito risuonare campanacci da mucca,«la nuova campanella, povera come la scuola che sta disegnando il governo».
A Cagliari a fianco degli studenti i caschi dei metalmeccanici del Sulcis. A Palermo cinquanta insegnanti hanno occupato l’assessorato comunale all’Istruzione. E se il messaggio non fosse già arrivato chiaramente al premier-segretario Matteo Renzi, nel pomeriggio alcuni studenti della Rete della conoscenza gliel’hanno ribadito ’a domicilio’, nella sede del Pd di S.Andrea delle Fratte: con le mani sporche di vernice hanno lasciato le loro impronte sull’asfalto e sugli scudi delle forze dell’ordine.«Scuola e democrazia – il loro messaggio – sono nelle nostre mani».