Mentre gli ingressi dei vari plessi scolatici del Paese sono tornati ad ‘animarsi’, già diversi uffici tecnico-amministrativi lamentano serie difficoltà in merito alla presenza di docenti – quelli di sostegno in primis – e del personale Ata. Insomma, la scuola perde il pelo ma non il ‘vizio’: da una parte gli amministratori che ‘assicurano’ circa la precisione e l’efficacia dei loro piani stagionai, e dall’altra ‘addetti ai lavori’ e, specialmente gli studenti, che iniziano da subito a denunciare lacune a mancanze. Ma (banchi a rotelle che gridano ancora vendetta), è ancora troppo presto per esprimere un giudizio, anche perché, come vedremo, sono molteplici e complicati temi che quest’anno – dopo la pandemia – l’Istruzione si è trovata a dover affrontare.
Stamane, intervenendo ad ‘Unomattina’ per salutare il rientro in classe di oltre 7 milioni di studenti italiani, il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, ha da subito voluto chiarire la situazione, affrontando diversi argomenti, a cominciare dalla ‘ipotizzata’ settimana corta a scuola: “Il governo non ne ha mai parlato – chiarisce subito il ministro – perché siamo convinti che tutti dobbiamo affrontare le problematiche legate del caro energia, ma la scuola sia l’ultima. Abbiamo già dato“.
Altro tema che ha tenuto col fiato sospeso molti genitori, le restrizioni anti-Covid che, finalmente, potrebbero divenire – speriamo – solo ‘un brutto ricordo’. “Questa è la scuola della ripartenza di tutto il Paese, che ha bisogno di ripartire, di guardarsi negli occhi“, ha infatti tenuto a rimarcare il ministro, “il governo ha ritenuto che la fase di emergenza fosse conclusa. Abbiamo perso molto ma dobbiamo ringraziare la dad perché ci ha permesso di tenere ancorati i nostri ragazzi. Teniamo monitorata la situazione, ma siamo pronti per ogni evenienza“.
Sul tema degli insegnanti, anche qui il ministro ha voluto rassicuraer, affermando che “non mancano gli insegnanti. Abbiamo mantenuto il numero di docenti che avevamo prima del Covid e lo manterremo ancora per molti anni. Abbiamo 801.000 insegnanti, di cui 650.000 sono a tempo indeterminato. Chi sono gli altri? Più di 90.000 sono di sostegno, poi abbiamo 25.000 insegnanti che stanno concludendo il loro concorso. Rimangono 45.000 insegnanti a tempo determinato che sostituiscono quelli vanno in aspettativa, in aspettativa, maternità. Noi all’apertura della scuola abbiamo tutti quelli di ruolo e tutti quelli a tempo determinato per le diverse funzioni“.
Infine, in tema di ‘sviluppi e migliorie’, come la Sanità, anche l’Istruzione è fortemente legata al Pnrr, come spiega ancora Bianchi: “abbiamo 20 miliardi per la scuola. Abbiamo già dato 10 miliardi per l’edilizia. Abbiamo fatto con il ministro Colao un piano straordinario di scuola 4.0 che porta la banda ultralarga a 44 mila edifici in tutto il Paese. Abbiamo anche fatto tanti interventi contro la dispersione. Abbiamo fatto le riforme“. Dunque, ha poi concluso il ministro, “Lascio a chi viene dopo di me un Pnrr avviato, un piano concordato con l’Ue che ci permette di completare la riforma, lascio una scuola tornata a essere presente e lascio il compito di lasciarla al centro di tutti gli interessi del Paese“.
Max