“Arrivati a questo punto, è inutile posticipare il rientro in presenza a scuola. Il fenomeno contagi non si arresta più. Con il ricorso alla dad potrebbe registrarsi un alleggerimento, ma minimale rispetto a quanto ormai determinato. Le conseguenze di quello che è stato fatto finora rendono l’eventuale posticipo della riapertura delle scuole una misura tampone”. Ne parla con l’Adnkronos il matematico Marco Roccetti, ordinario di Scienza dei dati all’Università di Bologna nonché tra i sottoscrittori di Lettera 150, associazione nata da un appello di circa 150 professori universitari in favore della rapida predisposizione di un piano di fuoriuscita in condizioni di sicurezza dal blocco del Paese per contrastare l’epidemia da Covid-19.
Secondo Roccetti, autore di uno studio pubblicato dal British Medical Journal su come e quanto le scuole possano trasformarsi in vettori di diffusione dell’infezione sars cov 2, “ormai si sta creando un lockdown di fatto, naturale. Non c’è bisogno di indirlo, tanto è vero che vogliono cambiare le regole sulle quarantene perché non ci si è preparati all’evenienza. Adesso l’unica opzione sono misure drastiche. Vale a dire screening a tappeto, non a campione, vaccinazione in tutte le direzioni possibili, aerazione dei locali, Ffp2 per personale scolastico e studenti, poiché tutti gli studi convergono nel dimostrare che le Ffp2 sono una protezione che ha una significatività da un punto di vista statistico. Si tratta di un presidio importantissimo, utile da indossare a scuola come sugli autobus visto il propagarsi delle varianti. Tra l’altro gli studenti, se vaccinati, al massimo hanno fatto la doppia dose la cui durata è limitata. Il minimo quindi è che indossino l’ffp2”.
Ci sono anche almeno diecimila esenti dalla vaccinazione, secondo stime grossolane dell’Associazione nazionale presidi: “gli esenti in un contesto di obbligo vaccinale possono essere più facilmente individuabili come vettori di contagio, ma nel mondo della scuola dove l’obbligo c’è per tutti, il rilievo statistico è relativo, cioè statisticamente poco significativo. Il loro numero si diluisce nel numero dei non vaccinati, dunque è inutile fare deduzioni. Detto ciò – rimarca Roccetti – la mia riflessione da dipendente statale è che va fatto il possibile: dunque chi non può vaccinarsi ma è a contatto con il pubblico oltre ad essere protetto da presidi di sicurezza andrebbe controllato, per evitare di contagiare gli altri e tutelare la propria salute”. “Le misure preventive in corso di definizione avrebbero tuttavia dovuto esser intraprese prima dell’emergenza, non quando già si sta precipitando nel baratro – chiosa il professore di Bologna – A settembre avevamo detto che la vera misura preventiva era muoversi subito con le terze dosi e spingersi con la vaccinazione in tutte le direzioni possibili. Se fossero intervenuti con la terza dose ad ottobre/novembre, adesso con l’80 per cento delle terze dosi fatte avremmo tenuto il colpo. Invece hanno accorciato la durata delle vaccinazioni quando ormai era troppo tardi. L’errore è stato impuntarsi sui no vax, invece che sulla terza dose”, conclude l’analista.
(di Roberta Lanzara)