Flash mob della Rete degli studenti medi alla ripertura delle scuole davanti al Ministero dell’Istruzione, nella Capitale. Striscioni, cartelli e assemblee scandite dallo striscione “il futuro è nostro, ripartiamo da zero” davanti ad oltre 40 scuole da Roma a Bari, da Venezia a Perugia, da Viterbo a Trento. E poi Cagliari, Treviso, Vicenza, Pisa, Frosinone, Cagliari, Latina, Verona, Potenza, Padova, Bari, Firenze, Genova, Palermo e tante altre città. “Quello di oggi è solo il primo passo di una mobilitazione lunga, che non terminerà finché non sarà chiaro a tutti che questa generazione ha deciso di occupare il posto che le spetta in questa fase storica. Siamo a un punto di svolta: è il momento di ripartire da Zero”, annuncia Tommaso Biancuzzi, coordinatore nazionale della Rete degli Studenti Medi.
“Questa generazione ha subito le peggiori conseguenze della pandemia: la chiusura delle nostre scuole ha segnato un punto di non ritorno rispetto al passato. Siamo la Generazione Zero: zero prospettive per il futuro, zero condivisione nelle scelte che ci hanno riguardato negli ultimi mesi, zero progettualità su di noi da parte di chi ha la responsabilità di decidere. Ora basta – afferma – studentesse e studenti non sono più disposti a portare sulle proprie spalle il fallimento di una classe dirigente che, senza un piano preciso per il sistema d’istruzione, si è limitata ad annunci e a chiusure, senza affrontare i nodi centrali del problema, dall’edilizia scolastica al trasporto pubblico. C’è bisogno di cambiare tutto e noi vogliamo essere la prima generazione a farlo: vogliamo zero compromessi sul nostro futuro”.
“Nei prossimi mesi faremo sentire con forza la nostra voce: le giovani generazioni chiedono di essere coinvolte nei processi decisionali ad ogni livello che porteranno all’uscita del Paese della pandemia e alla costruzione di un mondo nuovo. Siamo nel bel mezzo di una crisi climatica che, se non avrà risoluzione, rischia di essere letale per tutte e tutti noi; l’isolamento e la solitudine di questi mesi difficili hanno inferto una ferita profonda e difficile da sanare nella psiche di troppi ragazzi; i limiti della didattica a distanza non possono occultare gli altrettanto profondi limiti della didattica in generale. Il futuro è nostro – conclude – e abbiamo intenzione di prendere tutto lo spazio che meritiamo”.