Tale è stato il ‘bailamme’ creatosi negli ultimi giorni intorno alle discusse linee guida contenute nella bozza del nuovo Piano Scuola (manifestazioni, proteste, presidi indignati, Regioni sconcertate), che alla fine – ancora una volta – ha dovuto metterci la faccia ‘Cesare’ in persona, con tutto quello che ha da fare.
Così poco fa il premier è intervenuto per annunciare il ritorno nelle scuole e, spiegando anche di aver capito dal lockdown (chi non aveva internet in casa, chi non aveva il pc, altri – tra i giovani meno fortunati – non sapevano nemmeno dell’esistenza del tablet), quanti siano ancora – e gravi – i problemi da risolvere rispetto a questo settore ‘strategico e decisivo’ per ogni società civile.
“Il governo ha lavorato da tempo per permettere ai nostri studenti di rientrare a scuola a settembre, coinvolgendo tutto il mondo dell’Istruzione in tutti i suoi comparti – ha esordito Conte – Ci siamo predisposti per tornare in piena sicurezza a settembre, sono nate le linee guida condivise che ci consentiranno il 14 settembre di far tornare i nostri figli in classe in condizioni di massima sicurezza. Chiudere le scuole è stata una scelta molto sofferta, che il governo non ha preso a cuor leggero”.
Poi, tornando alla lunga quarantena, ed alla chiusura delle scuole, il presidente del Consiglio ha spiegato che “è stata una decisione che ci ha fatto male. La didattica a distanza ci ha consentito di andare avanti con l’insegnamento anche nel periodo di lockdown, siamo però consapevoli che è stata una questione di necessità. Abbiamo stanziato risorse, molti studenti hanno avuto a disposizione tablet, pc e connessioni. Ma siamo consapevoli che non eravamo preparati per affrontare la didattica a distanza con la massima efficienza“. Dunque, ha proseguito, ”Siamo consapevoli anche degli sforzi che abbiamo imposto alle famiglie, non solo ai ragazzi, anche dal punto di vista organizzativo. Nessuno però deve dubitare, la scuola è al centro della politica di governo: abbiamo investito e continueremo a investire sempre più”.
Quindi, finalmente (possibile che di tanti ministri soltanto Conte affronta e riconosce certi temi?), il premier ha riconosciuto che ”Dopo questa emergenza che ci ha provato, ora abbiamo l’opportunità di investire in percorsi di formazione per i ragazzi e contrastare la povertà educativa e la dispersione scolastica. Vogliamo anche una migliore formazione digitale per il personale scolastico e vogliamo classi meno affollate, le cosiddette classi pollaio non ci piacciono affatto e non le tolleriamo più“. Infine, tornando ai suoi roboanti proclami (proprio perché, come detto, ancora non abbiamo i mezzi) ha poi aggiunto, ”Vogliamo anche percorsi personalizzanti per ragazzi in modo che si possano immettere nel mondo delle imprese con maggiore rapidità e competenze”.
Max