“Invitiamo presidi e politica a fermare questa crociata nella scuola pubblica. La regione Lazio ha scavalcato il ministero dell’Istruzione con un abuso gravissimo. Attraverso un espediente ha ignorato l’obbligo di consenso informato degli organi collegiali e dei singoli genitori su tematiche sensibili come quelle di genere. Quanto accaduto è la prova che se passasse il Ddl Zan queste iniziative sarebbero imposte in tutte le scuole d’Italia”. Non usa mezzi termini Chiara Iannarelli, vicepresidente dell’Associazione Articolo 26, parte dei Forum regionale (Lazio) e nazionale, Forags e Fonacs, delle associazioni dei genitori nella scuola, tavoli consuntivi presso il ministero dell’Istruzione, commentando all’Adnkronos le linee guida per l’adeguamento tra identità psichica e identità fisica dell’Azienda ospedaliera San Camillo Forlanini, insieme all’associazione Genderlens e Agedo (genitori di bambini e adolescenti con varianza di genere).
“Con la nota 19354 del 2018, il Ministero dell’Istruzione ha imposto il consenso informato preventivo per tutti questi temi; e la nota 1972 del 2015 impone di non fare entrare l’ideologia gender, o pratiche educative estranee al mondo scolastico nelle scuole – spiega – Qui siamo alla rivoluzione: Con un espediente è stato baipassato il Ministero dell’Istruzione e formato un gruppo ideologico di parte attraverso i docenti, per far passare ed amplificare a cerchi concentrici un’ideologia. E questo – incalza – mentre la Gran Bretagna e la Svezia, che ci avevano anticipati, hanno lanciato l’allarme e stanno tornando indietro sui loro passi per il numero crescente di giovani che chiedono di sottrarsi alle procedure già avviate di transizione”.
“La scuola insegna l’inclusione attraverso il rispetto – rimarca Iannarelli – L’Usr Lazio ha usato la scuola pubblica che dovrebbe essere pluralista, laica ed inclusiva come terreno ideologico di parte. Non ha tenuto conto dello sviluppo evolutivo degli adolescenti; ha imposto una visione della sessualità, ignorando quanto sancito dall’articolo 26 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo: il primato educativo dei genitori, indispensabile per impedire l’ingresso tra i banchi di ideologie totalitarie e per trasformare la scuola in terreno di propaganda. Siano fermati nel Lazio ed in tutta Italia progetti portati avanti da associazioni di parte come quelle Lgbt – conclude – Si potenzi solo l’educazione civica nel rispetto dei valori della nostra Costituzione e si fermi ddl Zan”.
(di Roberta Lanzara)