La fine dello stato di emergenza, fissata al 31 marzo, apre nuovi scenari nella lotta al Covid. Tra i settori interessati c’è ovviamente quello del lavoro. Dal primo aprile, infatti, i lavoratori senza avaccino potranno tornare a lavorare anche solo con un tampone negativo. E questo vale anche per la scuola.
Il primo aprile quindi la campanella suonerà per tutti, anche per chi in questi mesi non è potuto entrare in classe. C’è però un cortocircuito che sta mettendo in agitazione i presidi degli istituti italiani. Fino al 15 giugno, infatti, vige l’obbligo vaccinale per tutto il comparto scolastico. Questo vuol dire che i prof non vaccinati che torneranno a scuola dal primo aprile, non potranno entrare in contatto con gli alunni.
In pratica possono tornare a scuola ma non possono insegnare. Devono essere infatti destinati ad altre mansioni, come biblioteche e segreterie. Ma non tutte le scuole hanno posizioni del genere aperte e lo spazio per inserire altro personale. Motivo per cui esiste il concreto rischio che i prof no vax vengano pagati senza poter fare nulla.
Al danno si aggiunge la beffa. Perché proprio l’impossibilità di insegnare dei prof sprovvisti di vaccino obbliga le scuole a pagare i supplenti che dovranno tenere le lezioni al loro posto. Due stipendi per una cattedra. Una soluzione che ha generato la rabbia dei presidi, messi spalle al muro dal decreto che entrerà in vigore alla fine dello stato di emergenza.