(Adnkronos) – Indipendentemente da trimestre quadrimestre o pentamestre, con la prima settimana di febbraio si chiudono le danze degli scrutini di scuole elementari, medie e secondarie superiori. Qual’è il bilancio di questo terzo anno in pandemia sul fronte didattico e psico emotivo alle secondarie superiori?
“In tutte le secondarie superiori del Lazio sul fronte didattico la difficoltà maggiore si è notata nelle discipline di indirizzo. Sono quelle in cui a fine percorso i ragazzi devono essere preparati e che sono strettamente vincolate al completo svolgimento del programma. Se in italiano non si studia il Rosmini, il programma può andare avanti. Ma in matematica e fisica, greco o latino e così via questo non è possibile”. Ne parla all’Adnkronos la presidente dei presidi del Lazio, Cristina Costarelli che anche in qualità di dirigente del liceo scientifico Newton nella Capitale rileva: “E’ mancato il momento di esercizio costante e continuo in cui il professore spiega ed ha possibilità di riscontro immediato, di capire chi segue e chi no. A distanza o in didattica mista questo è molto più difficile da realizzare. E’ mancata l’esercitazione, il contatto continuo con gli studenti. Carenze che in questi tre anni si sono accumulate ed adesso si evidenziano le lacune”.
Drammatico il bilancio psico-fisico tracciato dai docenti in sede di scrutini: “E’ emerso che i ragazzi hanno difficoltà ad uscire dall’isolamento che si è verificato durante la dad. Hanno difficoltà a tornare a contatto con la realtà, non perché non vogliono in assoluto, infatti magari ci provano…ma poi quando la mattina devono alzarsi dal letto non riescono ad uscire di casa. Me lo denunciano i genitori in lacrime: qualcuno si chiude completamente in se stesso, altri mantengono qualche contatto con l’esterno, altri ancora non riescono ad alzarsi dal letto. Ma tutti, anche quelli che vengono regolarmente a scuola vivono un momenti di lotta con se stessi. Da un lato sentono l’esigenza di vivere la vita dei loro tempi, però poi hanno un blocco profondo e non vengono. O se lo fanno non interagiscono, si isolano, non rispondono se i professori li interrogano, cercano di fuggire, di rimandare l’interrogazione e non vengono a scuola….”.
“E’ veramente brutto – sospira la Dirigente – Io ho almeno 7-8 casi al Newton che hanno smesso di frequentare ed in cui si è scelta l’educazione parentale. Ho un caso che mi ha fatto piangere. Avevo inviato una comunicazione ufficiale ad una famiglia e ad un mio studente per capire perché non venisse più a scuola. Era una convocazione volta a scuoterlo. Sono venuti, abbiamo parlato. Quindi ho proposto al ragazzo di andare in classe e lui ha sorpreso tutti nel dire sì”. Quanti adolescenti hanno smesso di andare a scuola nel Lazio? “Possiamo fare una ipotesi: 5 per scuola, il che vale a dire che nella nostra regione oltre 1200 non riescono più ad uscire di casa”.
(di Roberta Lanzara)