“Noi non sappiamo se stia funzionando o meno”, l’annunciato ampliamento della capacità di processare tamponi molecolari effettuati a domicilio da team mobili militari anche grazie al coinvolgimento di undici laboratori di biologia molecolare della Difesa già presenti in otto Regioni. “Né ci è stato comunicato quali regioni siano coinvolte, con quali laboratori e dove sia possibile ricorrere al testing domiciliare. Ancora dall’annuncio del 30 novembre le scuole del Lazio (che a Roma dispone di laboratori presso il Celio e l’Istituto di medicina aerospaziale – ndr) non hanno ricevuto specifiche. Forse sono state informate le Asl, ma in genere rigirano anche a noi le informazioni in modo da semplificare la gestione ed indirizzare le famiglie”. Ne parla con l’Adnkronos la presidente dell’Associazione nazionale presidi Cristina Costarelli che aggiunge: “nelle scuole c’è una grande incertezza. Siamo in un momento di non definizione. Nulla è cambiato rispetto a prima”.
“La gestione resta difficile – sottolinea – come avevamo anticipato. Alcune Asl ricorrono alla quarantena dopo il tampone molecolare e tre positivi, o due nella scuola primaria; altre invece attivano subito l’isolamento dopo il rapido; altre ancora attivano la quarantena per tutta la classe dopo un solo tampone positivo. I test zero continuano a non essere fatti tutti nello stesso giorno. Così in attesa del completamento dei tamponi, tutti a casa. Non c’è scioglimento della situazione. E non abbiamo notizie del piano di intervento di screening riguardante le scuole chiesto dal premier Mario Draghi al generale Francesco Paolo Figliuolo”, pensato per incrementare l’attività di verifica rapida di eventuali casi di infezione da Sars-CoV-2 all’interno di classi/gruppi, facilitando il proseguimento dell’attività didattica in presenza.
(di Roberta Lanzara)