Si rialza il polverone in Italia relativo al tema delle scorte dopo le nuove indicazioni del vice premier e ministro dell’Interno Matteo Salvini.
Il provvedimento voluto prettamente per “razionalizzare le misure di protezione” viene fatto oggetto di analisi, contestazioni e riflessioni. Alcuni dati restano a corollario dell’una e dell’altra posizione. In particolare, va citato come negli ultimi 12 mesi sia calato del 9% il numero di agenti impiegati.
Ancora oggi il tema della scorta è ancor particolarmente sentito da coloro i quali appartengono a quelle categorie professionali (e non solo) che sono maggiormente nella posizione di doversi trovare sotto la tutela delle forze dell’ordine per ovvie ragioni di sicurezza e segretezza.
In particolare, come è ben noto, si tratta di alcune figure e categorie ben chiare, come magistrati, politici e imprenditori.
Scorte, nuova direttiva di Salvini: “Tutelare chi davvero a rischio”. Ed è polemica
Alcuni numeri fanno acuire i dibattiti intorno alla questione scorte. In un anno sono state revocate 49 scorte e gli agenti usati per il servizio sono diminuiti del 9%.
Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha firmato una nuova direttiva sulle scorte che, come chiarito dal Viminale, punta a una profonda trasformazione dei meccanismi e, in particolare, a “razionalizzare le misure di protezione esistenti”.
Prima ancora di valutare nella profondità, una volta emersi tutti gli elementi, quelli che sono di fatto i principi che fanno parte del testo della direttiva, una nota del Viminale conferma il dato per il quale il provvedimento stia semplicemente mirando a “fornire criteri più stringenti per un’analisi rigorosa delle situazioni che richiedono le tutele personali”.
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La nuova svolta nel tema delle scorte è destinata a creare tensioni tra alcune particolari categorie. Stando ad ogni modo alle fonti ministeriali il vero e proprio target della direttiva è quello relativo al fatto di “rendere più efficiente il servizio sia per personale impiegato che per risorse utilizzate”.
“Siamo impegnati per garantire la massima tutela per chi è davvero a rischio – chiarisce il ministro – ma siamo determinati a recuperare centinaia di donne e uomini delle forze dell’ordine per assicurare la sicurezza a tutti gli altri cittadini”. Competenti a decidere in materia, ricorda il ministero, “sono appositi uffici” che valutano, sempre secondo il ministero “riscontri informativi. Si tratta di atti amministrativi e non politici”.
Ma le polemiche divampano proprio in questo versante. In diversi si interrogano sul chi, per il ministero “è davvero a rischio”. In alcuni casi, ad esempio, c’erano state aspre polemiche quando il vice premier Matteo Salvini ha dichiarato che si stava valutando se, nel particolare, lo scrittore Roberto Saviano minacciato dalla camorra avesse bisogno “davvero della scorta”.
Come è noto, tra i due non corre certo buon sangue. Saviano, che aveva più volte definito Salvini “il ministro della malavita”, aveva sollevato la questione e c’erano state diverse reazioni, come ad esempio quelle del Consiglio d’Europa, che aveva parlato di “intimidazione”.
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Alcuni elementi a corollario delle due differenti posizioni, tra quelli sono pro e quelli che sono contro il percorso intrapreso in tema ‘scorta’. Al 1° giugno 2018 le scorte erano 618, e vi rientravano 2.218 donne e uomini delle forze di polizia, più circa 230 agenti scelti per le vigilanze fisse ad abitazioni e luoghi di lavoro. Erano 434 le auto blindate fornite, 266 le vetture non specializzate.
Un anno dopo, al 1° giugno 2019, dopo un taglio di “razionalizzazione”, le scorte sono diventate 569, dunque per una riduzione di circa il 9%. Inoltre, sono 2.015 le unità delle forze di polizia scelte (203 in meno rispetto a dodici mesi prima), più 211 per le vigilanze fisse: 404 le vetture blindate e 234 le non specializzate.
Una riduzione che si nota nella sostanza e che, in alcune aree, è più marcata e altre in cui ci sono numeri più significativi. È il Lazio la regione con la maggior concentrazione delle attività di scorta: 209 nel 2018 e 173 nel 2019.
Segue la Sicilia con 142 nel 2018 e 124 nel 2019. Come si evince da tempo, le professionalità più tutelate sono magistrati, imprenditori e diplomatici, politici, giornalisti e alti dirigenti dello stato. Nel dettaglio, al primo giugno 2018 erano protetti 274 magistrati, 82 politici, 45 imprenditori e 28 diplomatici.
Un anno dopo,il numero dei magistrati tutelati non ha subìto variazioni, mentre i politici sono scesi a 58, gli imprenditori a 32 e i diplomatici a 27.
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