I ricercatori delle stelle se ne erano dimenticati, ’nascosto’ com’era tra i numeri del telescopio spaziale Kepler della Nasa, ma alla fine è stato scoperto dall’occhio vigile di centinaia di scienziati appassionati di spazio sparsi su tutta la Terra: è il raro pianeta K2-288Bb, colocato all’esterno del Sistema solare a 226 anni luce di distanza nella galassia del Toro. Grande due volte tanto la Terra, gira intorno alla sua stella nella famigerata zona abitabile, cioè a un divario tale da permettere l’esistenza di acqua liquida sullo strato superiore. E’ una scoperta davvero entusiasmante per il modo in cui è stata fatta, per la sua orbita temperata e poi perché pianeti di queste dimensioni sembrano essere relativamente poco frequenti”, commenta Adina Feinstein, la giovane astrofisica dell’Università di Chicago che ha illustrato la scoperta del paineta simile alla Terra al congresso della Società astronomica americana a Seattle, nonché prima artefice di una ricerca in via di pubblicazione su The Astronomical Journal. Nel 2017 la sua equipe scientifica era già arrivata ad ipotizzare l’esistenza del pianeta, dopo che lo studio dei dati di Kepler aveva tirato fuori due conclusioni rilevanti, ovvero due temporanei abbassamenti della luce diramata dalla stella madre, possibili segnali del passaggio di un pianeta. Per averne la sicurezza, però, bisognava aspettare un terzo segnale che desse conferma del passaggio. Le osservazioni di Kepler non venivano recepite bene, ma questo soltanto perché non erano stati presi in considerazioni alcune informazioni raccolte dal telescopio nei giorni postume alle sue manovre di ricollocazioneo. Recuperati e rianalizzati con l’appoggio di un nuovo software, sono stati consegnati ai volontari del progetto di citizen science ’Exoplanet explorers’, che adocchiando per bene hanno presenziato all’attesissimo terzo transito, che ha dato poi inizio ad altre analisi incrociate condotte con strumenti come il telescopio spaziale Spitzer della Nasa, il telescopio Keck II alle Hawaii e la missione Gaia dell’Agenzia spaziale europea (Esa).