Può una semplice domanda incrinare un già fragile rapporto tra superpotenze? A quanto pare, sì. Perché “le parole sono importanti”, direbbe qualcuno. In un’intervista di oggi, mercoledì 17 marzo, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha detto di ritenere il presidente russo Vladimir Putin un assassino. O meglio, rispondendo alla domanda di un giornalista dell’emittente di Abc News: “Lei conosce Putin, pensa sia un killer?”, Biden si è lasciato andare in un “Sì, lo penso”. Sullo sfondo, ma non troppo, la vicenda di Alexej Navalny, l’oppositore di Putin avvelenato in agosto e condannato a tre anni e mezzo di carcere.
Il tutto all’indomani della diffusione di un rapporto del National Intelligence Council, in cui viene sostenuto che la Russia avrebbe cercato di aiutare Donald Trump (come nel 2016) alle presidenziali di novembre. Nel dossier l’intelligence americana spiega che “la strategia russa è stata portata avanti attraverso l’utilizzo di personaggi vicini al mondo dell’intelligence per promuovere narrazioni contro Biden, influenzare media, funzionari e personaggi pubblici statunitensi, alcuni dei quali vicini all’ex presidente Trump”. Nella stessa intervista, Biden ha detto che Putin “pagherà il prezzo” (senza definire quale) per aver provato a influenzare il voto.
La replica della Russia
Non si è fatta attendere la replica di Mosca, per bocca del presidente della Duma, il Parlamento russo, Viaceslav Volodin. “Gli attacchi contro Putin – ha detto – sono attacchi contro il nostro Paese”. “Biden con la sua dichiarazione ha offeso i cittadini russi, è un’isteria causata dall’impotenza”.
Mosca-Washington: possibile collaborare
Nonostante le accuse nei confronti di Putin, nel corso dell’intervista Biden ha detto che i due Paesi possono collaborare su questioni comuni.
Mario Bonito