L’Europarlamento sta votando le nuove disposizioni sul diritto d’autore, ed in troppi auspicano una censura europea preventiva sui contenuti internet. Quindi il Parlamento europeo è nuovamente chiamato ad approvare la proposta di direttiva sui diritti d’autore nel mercato unico digitale, in un voto altamente incerto alimentato da una battaglia a colpi di emendamenti, lobby e appelli che ha pochi precedenti nella storia dell’Ue.
Fuori e dentro l’aula di Strasburgo si scontrano due campi. Da un alto ci sono centinaia di eurodeputati, sostenuti da una parte consistente dell’opinione pubblica, ma anche da colossi del Digitale come Google e Facebook, secondo i quali “è in gioco la libertà di Internet”.
Dall’altra ci sono altre centinaia di deputati, appoggiati dai settori della musica, dei film e dell’informazione, che dicono che “in gioco è il futuro del giornalismo e degli autori” minacciati dalle nuove tecnologie e dai giganti americani di Internet. “Vogliamo evitare che continui lo sfruttamento dei nostri autori europei”, ha detto il relatore del provvedimento, il tedesco della Cdu Axel Voss, durante il dibattito di oggi all’Europarlamento: “siamo alla mercè delle grandi imprese di internet che guadagnano molto grazie alle opere dei nostri artisti europei”.
Secondo Voss, “la proprietà privata merita di essere tutelata offline e online”. L’oggetto del contendere rimangono i due articoli del testo di direttiva sul Copyright uscito dalla commissione Affari giuridici dello stesso Parlamento europeo. L’articolo 11 introduce una sorta di “tassa sui link” alle notizie, in base al quale gli editori possono esigere il pagamento di diritti dalle piattaforme online e dagli aggregatori che condividono una notizia pubblicata. L’articolo 13, invece, potrebbe portare a forme di censura preventiva, perché rende le piattaforme responsabili per eventuali violazioni del diritto d’autore dei contenuti che ospitano e le invita a adottare filtri per il caricamento dei contenuti coperti da copyright.
Complessivamente l’Europarlamento sarà chiamato a votare su 252 emendamenti alla proposta originale della Commissione sul copyright. Dopo la bocciatura di luglio, il relatore Voss ha presentato una serie di modifiche per tentare di arrivare a un compromesso.
All’articolo 11, Voss propone di riconosce “il legittimo uso privato e non commerciale di pubblicazioni stampa da parte di utenti individuali”, di non far pagare i diritti “per i soli hyperlinks che sono accompagnati da parole individuali” e di escludere qualsiasi “effetto retroattivo”.
All’articolo 13, di limitare l’obbligo di concludere accordi con i detentori di Copyright e l’imposizione di filtri a “fornitori di servizi che condividono contenuto online”, invece che a tutti gli operatori della “società dell’informazione”.
Il presidente dell’Europarlamento, Antonio Tajani, è sceso in campo sostenendo che “non c’è nessuna minaccia a Wikipedia, non c’è nessuna minaccia alla libertà. Anzi: c’è una richiesta per dare delle regole chiare per garantire la libertà, per garantire l’identità europea, per garantire il prodotto europeo, per garantire i consumatori che devono avere notizie certe e non fake news”, ha detto.
Nonostante due mesi di negoziati nei corridoi di Bruxelles e Strasburgo, con diversi tentativi di compromesso tra i due campi, i rapporti di forza non sembrano essere cambiati. I gruppi – il Partito Popolare Europeo, i Socialisti & Democratici, l’Alleanza dei Liberali e Democratici per l’Europa, i Verdi – sono profondamente divisi al loro interno. Tra gli italiani, il Movimento 5 Stelle ha presentato diversi emendamenti contro la politica di “gendarmeria” e “censure” su internet. Il PD e Forza Italia, invece, sostengono la posizione del relatore Voss, anche se non mancano dei franchi tiratori. E così il risultato domani rischia di non essere diverso da quello del 5 luglio scorso: 318 voti contro il testo di direttiva sul copyright, 278 a favore e 31 astensioni.