L’evoluzione tecnologica e biomolecolare, in ambito ’criminale’ continua a far passi da gigante, e da oggi – oltre al ’classico’ dna – per la polizia scientifica c’è un’arma in più per ’rintracciare ed identificari’ i criminali: i batteri. A quanto sembra infatti, ciascun individuo è costantemente circondato da ’un’aura’ di microbi, a quanto sembra ’personale ed unica’, in grado di definire una precisa idenità al pari delle imporonte digitali. A fare l’importante ed innovativa scoperta, un team dell’università dell’Oregon, conducendo lo studio su più persone: “Ci aspettavamo di rilevare il microbioma umano nell’aria attorno a ciascuno, ma siamo rimasti sorpresi dal riuscire a identificare la maggior parte degli occupanti della stanza campionando la loro nuvola di batteri”. Questo contribuirebbe a spiegare anche il meccanismo che determina la diffusione delle malattie infettive all’interno degli edifici, oltre che ad identificare – entro 4 ore dal suo passaggio – dove è stata una persona. “Le nostre conclusioni dimostrano che uno spazio che è stato occupato è diverso a livello microbico da uno vuoto, e per la prima volta abbiamo provato che ciascuno emette la propria nuvola personalizzata di batteri” spiegano. Lo studio ha dato buoni risultati entro le 4 ore dal passaggio di una persona in una stanza ed è stato condotto analizzando microbi presenti nel corpo umano, per esempio lo streptococco che si trova in bocca, il propionibacterium e il corynebacterium che invece abitano sulla pelle. Il lavoro ha evidenziato come la chiave per l’identificazione del singolo individuo sia la diversa combinazione di questi batteri comuni.
M.