Nell’ambito dei vari colloqui telefonici ‘unilaterali’ che, insieme alla trattative ‘ufficiali’ targati Bruxelles, i paesi Ue riservano al presidente russo, Vladimir Putin, stamane è stata la volta del cancelliere tedesco Olaf Scholz.
Ed anche in questo caso, come da copione, lo ‘Zar’ ha ancora una volta rimarcato che “I negoziati tra Russia e Ucraina sono essenzialmente bloccati da Kiev”.
Più tardi, puntuale, riferendo della telefonata fra i due, il Cremlino ha spiegato che è stato anche lungamente discusso il tema dell’emergenza umanitari, rispetto alla quale “Vladimir Putin ha delineato in dettaglio la logica e i compiti principali dell’operazione militare speciale per proteggere le repubbliche popolari del Donbass, ha parlato delle misure che vengono adottate per garantire la sicurezza dei civili”.
Ma non solo, il presidente russo avrebbe anche tenuto a precisare che ”Con la partecipazione dei rappresentanti delle Nazioni Unite e del Comitato internazionale della Croce Rossa, è stata effettuata l’evacuazione dei civili detenuti dalle forze di sicurezza ucraine presso l’acciaieria Azovstal a Mariupol”, ha informato il Cremlino.
Ovviamente Putin non perso occasione per denunciare al cancelliere tedesco, “le continue gravi violazioni del diritto internazionale umanitario da parte dei militanti dell’ideologia nazista e i metodi disumani che stanno usando“.
Infine, sempre nell’ambito dei negoziati fra i due paesi in guerra, in merito ad un eventuale incontro tra Putin e Zelensky, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov ha per l’ennesima volta dichiarato che la Russia non è contraria ad un incontro, ma va prima pianificato con grande precisione.
Sulla stessa eventualità, intervistato ieri da Bruno Vespa, il presidente ucraino aveva invece replicato di esser “pronto a parlare con Putin senza mediatori, però bisogna portare via le forze armare russe dal nostro territorio, noi non abbiamo militari sul territorio russo“. Dunque, ha rimarcato Zelensky, prima ”devono liberare i nostri villaggi, le nostre case, restituire cosa è stato saccheggiato. Che loro se ne vadano e che rispondano per quello che hanno fatto. Come popolo non possiamo accettare compromessi per quello che riguarda la nostra indipendenza. Come minimo devono uscire dal territorio che hanno occupato dal 24 febbraio. E’ il primo passo per poter parlare di qualsiasi cosa, ma non sentiamo risposte a questa domanda”.
Max