Nel 2022 , 4,2 milioni di famiglie hanno fortemente limitato le spese per la salute, in particolare al Sud. E più di 1,9 milioni di persone hanno addirittura rinunciato a prestazioni sanitarie per ragioni economiche.
Insomma, è seriamente a rischio la salute di oltre 2,1 milioni di famiglie indigenti.
E’ quanto rivela l’interessante analisi della Fondazione Gimbe che si basa su dati Istat.
“Il report a cui siamo di fronte è davvero allarmante e dovrebbe rappresentare, agli occhi della politica, l’ennesimo campanello di allarme, ma soprattutto dovrebbe, ce lo auguriamo davvero, scuotere finalmente le coscienze”, commenta non senza amarezza Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up, che prosegue, “Nessun Paese civile, al pari del nostro, che investe così tanto nella formazione universitaria di professionisti sanitari che a livello europeo hanno pochi eguali, e che vanta strutture sanitarie all’avanguardia per la cura di tumori o per i trapianti più delicati, o per la ricerca nelle patologie cardiache, può permettersi di avere, però, di contro, lacune così pesanti nella gestione dei servizi sanitari quotidiani da erogare alla collettività”.
Anche perché, avverte De Palma, “Sia chiaro, guardiamo in faccia alla realtà, non c’è solo l’Italia degli interventi complessi e unici al mondo che finiscono sulle riviste scientifiche più autorevoli, non c’è solo l’Italia con i reparti pediatrici migliori del pianeta che chiama al suo capezzale i bambini feriti dei luoghi di guerra”.
Dunque, domanda il sindacalista degli operatori sanitari, “Vogliamo forse continuare a nascondere la testa sotto la sabbia, ma i mesi e mesi di attesa di un povero pensionato per una tac in un ospedale del Sud, le code infinite nei pronto soccorsi che con i picchi influenzali si trasformano in polveriere, la totale assenza di una sanità territoriale degna di tal nome, dove non ci sono infermieri domiciliari per i malati cronici allettati, infermieri nelle scuole per garantire il diritto allo studio per i disabili e dove nelle carceri un professionista si occupa da solo anche di 200 detenuti ‘difficili’, rappresentano il più tragico dei rovesci della medaglia”.
Ma non solo, commenta ancora il responsabile del Nursing Up, “E in più, senza nessuna tutela, una madre di famiglia, una donna, una infermiera, deve anche essere presa a botte fino a svenire, da parte di un paziente infuriato in un pronto soccorso. In un Paese che per legge costituzionale deve garantire il diritto alla salute indistintamente e farlo con prestazioni all’insegna dell’uguaglianza e della qualità legata al fabbisogno della popolazione, non è concepibile che quasi 2 milioni di persone, solo nell’anno 2022, abbiano rinunciato addirittura alle cure”, continua De Palma.
Insomma, avverte concludendo De palma, “Non può esserci altra priorità se non quella di investire maggiori risorse negli uomini e nelle donne della salute, nell’edilizia ospedaliera, nella formazione, mentre qualcuno con toni trionfalistici pensa bene di andare a reclutare infermieri in Sudamerica, che non parlano la nostra lingua, per gettarli nella mischia a contatto con soggetti fragili, gravando con le loro lacune il lavoro già difficile dei nostri colleghi, allo scopo di risolvere la crisi, correndo il rischio invece di abbassare ulteriormente un livello già tutt’altro che eccelso, sino a mettere a rischio l’assistenza”.
Ed “Il timore fondato – conclude De Palma – è che autorevoli report come questo, tanto negativi, possano ripetersi nel tempo, per raccontarci che nulla sta realmente cambiando”.
Max