PRIMO PIANO

Scandalo pedofilia, Ratzinger risponde: “Io presentato come bugiardo per una svista. Chiedo perdono”

Il Papa emerito Benedetto XVI affida ad una lunga lettera le repliche alle accuse che gli sono piovute addosso negli ultimi giorni. A seguito di un’indagine sulla pedofilia del clero dell’arcidiocesi di Monaco e Frisinga è emerso che gli abusati dal 1945 al 2019 sono stati 497 vittime, e 235 abusatori. Dall’indagine in questione è risultato anche che quattro casi di abusi sono avvenuti anche mentre alla guida dell’arcidiocesi c’era l’allora cardinale Ratzinger, accusato di negligenza.

Ratzinger ha risposto alle accuse in una lettera: “Ancora una volta posso solo esprimere nei confronti di tutte le vittime di abusi sessuali la mia profonda vergogna, il mio grande dolore e la mia sincera domanda di perdono. Ho avuto grandi responsabilità nella Chiesa cattolica. Tanto più grande è il mio dolore per gli abusi e gli errori che si sono verificati durante il tempo del mio mandato nei rispettivi luoghi. Ogni singolo caso di abuso sessuale è terribile e irreparabile. Alle vittime degli abusi sessuali va la mia profonda compassione e mi rammarico per ogni singolo caso”.

Aggiunge il Papa emerito: “In questi giorni di esame di coscienza e di riflessione – scrive Benedetto XVI – ho potuto sperimentare così tanto incoraggiamento, così tanta amicizia e così tanti segni di fiducia quanto non avrei immaginato. Vorrei ringraziare in particolare il piccolo gruppo di amici che, con abnegazione, per me ha redatto la mia memoria di 82 pagine per lo studio legale di Monaco, che da solo non avrei potuto scrivere. Alle risposte alle domande postemi dallo studio legale, si aggiungeva la lettura e l’analisi di quasi 8.000 pagine di atti in formato digitale. Questi collaboratori mi hanno poi anche aiutato a studiare e ad analizzare la perizia di quasi 2.000 pagine”.

“Nel lavoro gigantesco di quei giorni – spiega ancora Ratzinger – l’elaborazione della presa di posizione, è avvenuta una svista riguardo alla mia partecipazione alla riunione dell’ordinariato del 15 gennaio 1980. Questo errore, che purtroppo si è verificato, non è stato intenzionalmente voluto e spero sia scusabile. Ho già disposto che da parte dell’arcivescovo Gänswein lo si comunicasse nella dichiarazione alla stampa del 24 gennaio 2022. Esso nulla toglie alla cura e alla dedizione che per quegli amici sono state e sono un ovvio imperativo assoluto. Mi ha profondamente colpito che la svista sia stata utilizzata per dubitare della mia veridicità, e addirittura per presentarmi come bugiardo. Tanto più mi hanno commosso le svariate espressioni di fiducia, le cordiali testimonianze e le commoventi lettere d’incoraggiamento che mi sono giunte da tante persone. Sono particolarmente grato per la fiducia, l’appoggio e la preghiera che Papa Francesco mi ha espresso personalmente. Vorrei infine ringraziare la piccola famiglia nel Monastero Mater Ecclesiae la cui comunione di vita in ore liete e difficili mi dà quella solidità interiore che mi sostiene”.

L’ultimo passaggio è dedicato alla morte: “Ben presto mi troverò di fronte al giudice ultimo della mia vita. Anche se nel guardare indietro alla mia lunga vita posso avere tanto motivo di spavento e paura, sono comunque con l’animo lieto perché confido fermamente che il Signore non è solo il giudice giusto, ma al contempo l’amico e il fratello che ha già patito egli stesso le mie insufficienze e perciò, in quanto giudice, è al contempo mio avvocato (paraclito). In vista dell’ora del giudizio mi diviene così chiara la grazia dell’essere cristiano. L’essere cristiano mi dona la conoscenza, di più, l’amicizia con il giudice della mia vita e mi consente di attraversare con fiducia la porta oscura della morte”.