Si parla di 29 miliardi di tasse da pagare: non ci sono pandemie che tengano in questi giorni da coronavirus e di crisi economiche, per quando arrivano le scadenze dei pagamenti, bisogna fare solo una cosa: pagare.
E così, sono ormai prossime le scadenze per tanti italiani, e per tante pratiche, procedure, obblighi e vincoli. Quali? Stiamo parlando della scadenza Irpef, Ires e della cedolare secca.
Al 30 giugno 2020, i tempi scadono e gli italiani, volenti o nolenti, dovranno metter mano al portafogli: 29 miliardi di tasse da pagare, per appunto, come detto. Nonostante la crisi economica da Covid 19.
Le scadenze Irpef, Ires e della cedolare secca per ora dunque sono state confermate al 30 giugno: si tratta del saldo 2019 e acconto 2020, per un totale di 29 miliardi di tasse da pagare, e senza considerare l’IMU, in scadenza il 16 giugno.
Dunque fine giugno sarà come da tradizione un salasso per gli italiani, visto che è atteso il saldo 2019 delle imposte dirette e il primo acconto 2020. Tutto questo si aggiunge alla crisi economica generale dovuta al Coronavirus, a cui il governo sta provando a porre rimedio col Decreto Rilancio.
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Col decreto Rilancio il Governo ha cancellato la prima rata Irap, in scadenza proprio al 30 giugno, ma questo vale solo per le imprese: non è un’agevolazione pensata per le persone fisiche. Gli italiani dunque per ora devono pagare alla scadenza naturale.
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Facciamo il punto delle scadenze del 30 giugno, e cosa può fare il contribuente se come pare non dovesse arrivare nessuna proroga: si può pagare tutto insieme o dilazionare i pagamenti o usare il metodo previsionare per calcolare quanto dovuto.
Considerando Ires, Irpef e cedolare secca, la tassazione agevolata sugli affitti, entreranno nelle casse statali quasi 29 miliardi di euro.
Una cifra elevata che, valutando le condizioni economiche post crisi da epidemia, può inginocchiare tanti italiani.
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Ma cosa può fare il contribuente? Perché, se è vero che tali scadenze non fanno parte delle proroghe del decreto Rilancio, è anche vero che i vari provvedimenti hanno dato al contribuente qualche strumento per gestire gli appuntamenti col Fisco.
La prima strada che il contribuente può scegliere è posticipare la scadenza di 30 giorni, ma occhio : questo rinvio porta con sé una maggiorazione dello 0,40% di quanto dovuto.
Si può anche scegliere di pagare a rate, ma a questo punto scattano gli interessi a ogni rata.
Un’altra opzione viene invece dal decreto Liquidità, che ha introdotto la possibilità di calcolare l’acconto delle imposte sui redditi con metodo previsionale e non con quello storico. Non sarà dunque prevista nessuna sanzione nel caso in cui si verserà l’80% dell’acconto, e l’opzione è valida sia per i privati che per le imprese.
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