“Abbiamo sempre detto che la scelta dell’obbligo vaccinale anche nella Pa è scelta che spetta al governo e non alle parti sociali, e naturalmente è una scelta che dipende anche dalla possibilità di garantire poi quell’obbligo, cosa che fino a qualche tempo fa non era possibile”. Lo dice ad Adnkronos/Labitalia Tania Scacchetti, segretaria confederale della Cgil.
“Se saremo di fronte a delle decisioni, valuteremo l’impatto di queste decisioni, ma abbiamo lavorato in questi mesi e stiamo tutt’ora lavorando per diffondere l’importanza della campagna vaccinale, che, tra l’altro, ha avuto buonissime risposte proprio nell’ambito pubblico, sia nell’ambito della pubblica istruzione sia in altri. Siamo di fronte a una popolazione che per la gran parte ha consapevolezza dell’obbligo. Insistere sulla validità del vaccino è una cosa da privilegiare, ma se c’è una scelta di obbligo noi naturalmente ci adegueremo”, spiega l’esponente della segreteria confederale della Cgil.
Quello che non può venire meno invece sono le misure di protezione. “Vedo un rischio in questa discussione sull’obbligo -aggiunge Scacchetti- ed è quello di allentare le misure di protezione che invece rimarranno significativamente importanti anche nei prossimi mesi: quindi distanziamenti, utilizzo di dpi e tutte quelle misure adottate nei luoghi di lavoro per renderli sicuri. L’obbligo non sia, insomma, un pretesto per depotenziare una cautela e un utilizzo di misure che sono significativamente importanti e su cui è stato fatto un grande lavoro. Tant’è vero che non sono i luoghi di lavoro i focolai che diffondono i contagi”, conclude Scacchetti.