“L’obesità per troppo tempo è stata ritenuta un semplice disturbo nutrizionale. In realtà è una patologia molto seria, oltre che un fattore di rischio importante per le principali malattie croniche tra cui diabete, ipertensione, tumori e tutta una serie di osteoartriti. Va quindi curata il più precocemente possibile. Fino ad oggi non abbiamo avuto moltissimi strumenti, tuttavia si stanno affacciando nuovi farmaci di estremo interesse, come la terapia con semaglutide che fa perdere peso e migliora la qualità di vita dei pazienti, come conferma lo studio Step 1 presentato all’European Congress on Obesity 2021 (Eco2021), da poco concluso”. Lo afferma all’Adnkronos Salute Paolo Sbraccia, direttore Uoc di Medicina interna e Centro medico dell’obesità del Policlinico Tor Vergata di Roma.
Il sovrappeso e l’obesità riguardano 25 milioni di italiani, il 46,1% della popolazione adulta, secondo l’analisi annuale realizzata dall’Istat per l’Italian Obesity Barometer Report. Dal rapporto emerge come le donne mostrano un tasso di obesità inferiore (9,4%) rispetto agli uomini (11,8%) e quanto il fenomeno dell’eccesso di peso sia un problema diffuso soprattutto al Sud e nelle Isole.
“Durante Eco2021 – spiega Sbraccia – sono stati presentati e discussi i risultati del cosiddetto programma Step 1. Si tratta dei dati dell’utilizzo di un farmaco nuovo, di un dosaggio innovativo di una terapia da poco utilizzata nei pazienti diabetici, la semuglutide a 2,4 mg una volta alla settimana, che riduce l’appetito e aumenta la sazietà. I risultati hanno mostrato percentuali di perdita di peso vicini al 20%. Si tratta di dati che si avvicinano al bendaggio gastrico, una procedura chirurgica, quindi lasciano ben sperare per un utilizzo di grande efficacia nei pazienti con obesità”.
Oltre ad aver consentito una significativa perdita di peso, secondo quanto emerso dai dati portati a Eco2021, il trattamento attivo è stato associato a miglioramenti superiori rispetto al placebo in tutti i punteggi della qualità della vita legati al peso e alla salute. “Quanti assumevano semaglutide hanno migliorato il benessere, inteso come avere più energie, e hanno aumentato la sicurezza in se stessi”, conferma Sbraccia.
Il 43,8% – si legge nello studio – ha ottenuto un miglioramento clinicamente significativo del punteggio di qualità della vita correlato al peso. Inoltre, più della metà (51,2%) del gruppo semaglutide ha incrementato il punteggio della funzione fisica correlata al peso, che indica miglioramenti nella capacità di svolgere attività fisiche quotidiane come allacciarsi le scarpe e passeggiare.
“Semaglutide è un farmaco agonista del recettore del Glp-1 di ultima generazione – conclude Sbraccia – Aiuta a perdere peso riducendo la fame e aumentando la sensazione di sazietà: in questo modo le persone mangiano meno”. Il farmaco, non ancora disponibile in Italia, attualmente è in fase di revisione normativa in diversi Paesi, tra cui la Fda degli Stati Uniti e l’Agenzia europea per i medicinali (Ema).