In vista della Giornata internazionale contro la tratta di esseri umani, prevista per il 30 luglio, Save the children ha diffuso l’undicesima edizione del rapporto “Piccoli schiavi invisibili – Fuori dall’ombra: le vite sospese dei figli delle vittime di sfruttamento”. I dati non sono buoni: nel 2020 le vittime prese in carico dal sistema anti-tratta sono state 2.040, tra cui 716 nuovi casi emersi e presi in carico nel corso dell’anno. Una vittima su venti (105) è minore e l’81,8%, la maggior parte, sono donne e ragazze. La forma di sfruttamento più rilevata è quella sessuale (78,4%). A seguire quella lavorativa (13,8%). Le vittime provengono principalmente da Nigeria (72,3%), Costa D’Avorio, Pakistan, Gambia e Marocco.
“Un elemento particolarmente allarmante e poco considerato – sottolinea il report – riguarda le donne vittime di tratta e sfruttamento sessuale con figli minori, spesso anch’essi nelle mani di sfruttatori e trafficanti: i casi di ex-vittime o vittime con figli individuati sono quasi raddoppiati tra il 2016 e il 2020, passando dal 6% all’11,6% sul totale dei casi presi in carico dal sistema anti-tratta, con ulteriore aumento nei primi sei mesi del 2021 (+0,4%).
Una vittima di tratta su tre nel mondo risulta essere minorenne e prevalentemente di genere femminile. Numeri che rappresentano il 34% del totale e che, riguardando solo i casi giudiziari accertati, lasciano credere che sia in realtà un fenomeno ben più vasto. Un dato che va letto “alla luce dell’impatto della pandemia – spiega l’organizzazione – che ha reso bambine e giovani più vulnerabili”. Una situazione “destinata a peggiorare”.
“Tratta e sfruttamento degli esseri umani, in particolare dei minori – si legge nel rapporto – sono fenomeni che difficilmente riescono ad emergere, a causa degli enormi interessi dei trafficanti – in un mercato che si trasforma ma non accenna a diminuire – e dell’insufficiente impegno dei governi nel monitoraggio e nell’azione di prevenzione e contrasto”.