CALCIO

Sarri: “Forte il richiamo dell’Italia”

Il suo futuro alla Juve sembra ormai scritto, Sarri è pronto a lasciare il Chelsea da vincente. La vittoria dell’Europa League ha regalato all’allenatore torcano il primo trofeo di una carriera partita dal fondo e arrivata sul tetto d’Europa. Una carriera che presto potrebbe tingersi di bianconero, con la Juventus ancora alla ricerca del nuovo Allegri che ha messo l’ex Napoli in cima alla lista dei desideri.

Lo stesso allenatore del Chelsea si è raccontato in una lunga intervista a Vanity Fair, facendo proprio riferimento ad un suo possibile ritorno in Italia: “Per noi italiani il richiamo di casa è forte, senti che manca qualcosa. È stato un anno pesante e comincio a sentire il peso degli amici lontani, dei genitori anziani che vedo di rado. Ma alla mia età faccio solo scelte professionali. Quando torno a casa in Toscana mi sento un estraneo. Negli ultimi anni ci avrò dormito trenta notti”.

Sarri: “Napoli? La professione può portare ad altri percorsi”

Un approdo in bianconero che potrebbe rendere scontenti i tifosi del Napoli, che durante la sua avventura in azzurro lo hanno quasi idolatrato: “I napoletani conoscono l’amore che provo per loro, ho scelto l’estero l’anno scorso per non andare in una squadra italiana. La professione può portare ad altri percorsi, non cambierà il rapporto. Che vuol dire essere fedele? E se un giorno la società ti manda via? Che fai: resti fedele a una moglie da cui hai divorziato? Fedeltà è dare il 110% nel momento in cui ci sei”.

L’ex banchiere analizza poi il suo modo di giocare, da molti denominato sarrismo: “E’ un modo di giocare a calcio e basta, nasce dagli schiaffi presi. L’evoluzione è figlia delle sconfitte. Io dopo una vittoria non so gioire perché chi vince, resta fermo nelle sue convinzioni. Una sconfitta mi segna dentro più a lungo, mi rende critico, mi sposta un passo avanti. Mio nipote mi fa leggere la pagina Facebook Sarrismo e Rivoluzione. Si divertono, io sono anti-social, non ho nemmeno whatsapp”.

Sulla tuta che non si toglie mai Sarri ha risposto così: “Se la società mi imponesse di andar vestito in altro modo, dovrei accettare. Sinceramente a me fanno tenerezza e tristezza i giovani colleghi del campionato Primavera che portano la cravatta su campi improponibili”. Infine l’allenatore del Chelsea si è soffermato sulle sue scaramanzie: “Ne ho meno di quelle che mi attribuiscono. Mi è rimasta l’abitudine di non mettere piede in campo, dentro le linee dico, finché la partita non è finita, ma prima o poi abbandonerò pure questa: già in certi stadi le panchine son dalla parte opposta degli spogliatoi e il prato devo calpestarlo per forza. Quando cominci a vincere, le scaramanzie finiscono”, ha concluso Sarri.