Di Lazio parla pochissimo, aspetta la presentazione ufficiale, ma per il resto è un fiume in piena. Maurizio Sarri, ospite di Sportitalia, si è lasciato sfuggire solo un commento sul modulo: “Dal 3-5-2 al 4-3-3? Alla Lazio non ci sono esterni alti, bisogna fare qualcosa. Non sono un integralista, ogni volta su ogni modulo mi dicevano così. Mi sono reso comunque conto che non farei mai la difesa a tre. Vediamo con la Lazio, l’idea di fondo è quella. Lazzari? Non parlo di Lazio, mi dispiace. Da laziale voglio farlo alla presentazione. Ma con quella gamba si può adattare a tutto”.
Taglia corto anche sul derby con Mourinho: “Roba giornalistica, alla fine sarà Roma-Lazio. Io non segno, né Mourinho potrà salvare un gol. Contano le squadre. L’importante sarebbe fare un grande lavoro, io sono sempre per le mie idee. Io mi diverto, poi si divertono anche i giocatori, poi il pubblico”.
Si sbottono un po’ di più quando parla di come ha vissuto questo anno senza allenare: “Sono stato con la famiglia, ho letto tantissimo, viste tante partite. Poi ho fatto una delle cose che mi piacciono: ho visto tante corse ciclistiche. Io vengo da una famiglia di appassionati di ciclismo. Mio nonno era ciclista, mio padre era un pro. Una passione di famiglia. Mi piacerebbe allenare una squadra di ciclismo, la sera chiamo Cassani (ct dell’Italia ciclismo, ndr) per farmi spiegare le gare. Ho visto tanto calcio, non tantissimo. È stato un anno particolare, non mi è pesato stare fuori. C’è tristezza con gli stadi vuoti, la situazione non mi faceva venire voglia velocemente”.
Poi una frecciatina, nemmeno troppo velata, alla Juve: “Lo scudetto con la Juve era dato per scontato all’esterno e anche all’interno. Noi abbiamo vinto senza festeggiare. Siamo andati a cena ognuno per conto suo. Era dato per scontato, l’anno giusto per andare alla Juve sarebbe stato questo, dopo il quarto posto. Che hanno festeggiato. Si creano le condizioni per rendere al massimo. Quel titolo è stato festeggiato poco, dopo tanti anni di successi può succedere. L’ambiente dà tutto per scontato, ma nel calcio e nello sport non è così. Bisogna fare bene e a volte non basta. Entrare a stagione iniziata? Quest’anno non c’erano le condizioni. Con gli stadi vuoti era difficile trovare l’entusiasmo giusto. Non mi ha pesato restare fuori. Ora con i tifosi la voglia comincia a riprendere il sopravvento”.
In chiusura la chiamata del Napoli: “Non avevo la certezza di essere molto utile in corsa. Non c’erano nemmeno tanti presupposti. Tutte le società che mi hanno cercato ho detto la stessa cosa. Sarei stato disponibile per luglio. Stessa cosa detta al Napoli. Che mi ha chiamato a gennaio: non una vera trattativa, ma un’informazione sulla disponibilità”.