(Adnkronos) – Il Covid ha colpito non solo la salute e il benessere psico-fisico di molte persone, ma anche la possibilità di accedere alle cure. In che stato si trova il comparto sanitario della Sardegna? Secondo i dati del Mef, nel 2021 la spesa sanitaria corrente in Italia è stata pari 126.640 milioni di euro, dei quali 3.599,3 destinati alla Sardegna, con un aumento di 230 milioni di spesa rispetto al 2020. Un dato che posiziona la Regione all’11° posto, con una spesa di circa un terzo inferiore rispetto ad altre grandi regioni del Mezzogiorno come Campania e Sicilia.
In Sardegna i risultati d’esercizio sono negativi in percentuale rispetto al finanziamento effettivo per regione: -7,1% nel 2021, peggio hanno fatto solo Valle d’Aosta, Molise e province autonome di Bolzano e di Trento. Una delle voci maggiormente cresciute nel triennio 2019-2021 è quella per l’acquisto di farmaci, passata da 325,7 milioni di euro del 2019 a 366,2 milioni del 2021.
Tra i dati più significativi della sanità dell’Isola si registra anche uno dei valori percentuali per spesa specialistica più bassi dopo Calabria, Abruzzo, Liguria. Inoltre, la Regione ha una delle percentuali più basse (5,4%, dietro solo a Lombardia 4,4% e Liguria 4,7%) nel rapporto tra spesa per l’assistenza medica generica da convenzione e la spesa sanitaria corrente regionale. In deciso aumento invece il valore delle prestazioni di specialistica ambulatoriale, cresciute del 21,4% dal 2020 al 2021.
Il report Crenos 2023 sull’economia della Sardegna, elaborato a partire da dati Mef, Ministero della Salute e Istat, ha verificato gli adempimenti a cui sono tenuti i Servizi Sanitari Regionali (SSR) attraverso l’analisi di 88 diversi indicatori, a cui viene attribuito un punteggio da 0 a 100 per ogni area di assistenza (prevenzione, distrettuale, ospedaliera). Le regioni adempienti sono quelle con valore maggiore a 60, quelle inadempienti minore di 60.
Per quanto riguarda l’area prevenzione, nel 2020, la Sardegna ha raggiunto il punteggio di 70,8, superiore alla media del Mezzogiorno (68,1 punti), nonostante il calo generalizzato rispetto al 2019, comunque più contenuto sull’Isola rispetto al Paese (-7,5 punti, media nazionale -12,5). Riguardo invece all’area distrettuale, che dipende da diversi fattori, la Sardegna risulta ben al di sotto della media delle regioni del Sud (48,9 contro 61,4).
Anche con riferimento alla rinuncia a prestazioni sanitarie, tra il 2019 e il 2021, la Sardegna ha un contesto in progressivo peggioramento, con un incremento dall’11,7% registrato nel 2019, al 18,3% del 2021, a fronte di una media del Mezzogiorno del 10,6%. Dal 2020 al 2021 tale percentuale è cresciuta di 3,5% punti percentuali ben più elevata rispetto alla crescita della media nazionale dell’1,4%. La scelta di rinunciare alle prestazioni sanitarie può essere dovuta alle lunghe liste d’attesa.
Sul territorio sardo nel 2020 secondo Istat sono presenti 34 istituti di cura, dei quali 25 tra ospedali pubblici, aziende ospedaliere universitarie e policlinici e 9 case di cura private accreditate. I posti letto disponibili in degenza ordinaria sono 4.788, che corrisponde a 2,99 letti ogni 1.000 abitanti, sotto la media italiana di 3,01. L’azienda ospedaliera universitaria di Sassari è la più grande della Sardegna con 814 posti letto, seguita dall’ospedale G. Brotzu di Cagliari con 695.
Confrontando gli ultimi dati Istat disponibili, dal 2018 al 2020 si nota un costante calo nel numero di posti letto, passati da 5.043 a 4.788 e un contemporaneo aumento delle degenze medie da 7,34 giorni del 2018, a 7,47 nel 2019, fino a 7,97 nel 2020. Quest’ultimo dato è però inferiore alla degenza media a livello nazionale che nel 2020 era di 8,68 giorni.
Nel 2020, secondo i dati del Ministero della Salute, i ricoveri registrati negli ospedali pubblici del territorio regionale sono stati 112.515 per complessive 914.728 giornate di degenza. Per quanto riguarda la durata dei ricoveri la media delle degenze nelle singole strutture va da un minimo di 5,1 giorni dell’ospedale Nostra Signora della Mercede di Lunasei, a un massimo di 23,9 giorni dell’ospedale G. Zonchello di Nuoro.
Dall’analisi dei dati Istat dal 2019 al 2021 il personale sanitario in Sardegna è rimasto sostanzialmente stabile per quanto riguarda i medici, mentre segna una diminuzione il numero di infermieri. I medici (generici+specialisti) sono leggermente diminuiti dalle 7.796 unità del 2019 alle 7.606 del 2020, per poi risalire leggermente fino a 7.680 nel 2021. Rapportando quest’ultimo dato alla popolazione si scopre che sull’Isola ci sono 48,34 medici ogni 10 mila abitanti.
Il numero di infermieri ha raggiunto il suo massimo nel 2020 con 9.711 unità per poi scendere nel 2021 a 9.408, dunque oltre 300 infermieri in meno in un solo anno. Un dato inferiore anche rispetto al 2019 quando erano 9.546. In rapporto alla popolazione ci sono 59,22 infermieri ogni 10 mila abitanti.
Tra i medici specialisti risultano in costante calo negli ultimi tre anni soprattutto chirurghi, ortopedici e pediatri (sia di libera scelta che non). In controtendenza invece il dato relativo ai farmacisti il cui numero è in costante aumento: si passa da 2.502 nel 2019 a 2.584 nel 2020, fino a 2.630 nel 2021.
Sullo stato di salute dei cittadini influiscono anche comportamenti e stili di vita errati, tra cui il fumo, una delle principali cause, dirette o indirette, di disturbi e patologie. Secondo le rilevazioni Istat relative al 2021, i Sardi sono al quarto posto in Italia tra i fumatori, con 20,4 persone dai 14 anni in su ogni 100, dietro solo a toscani, campani e laziali.
Ai sardi piace fumare, ma sono anche disposti ad abbandonare questa cattiva abitudine: la Sardegna, infatti, è al primo posto tra le regioni italiane per ex fumatori: il 27,4% dei cittadini con più di 14 anni ha abbandonato questo vizio.
Un altro comportamento che influisce sulla salute è il consumo eccessivo e ricorrente di bevande alcoliche. In questo senso i sardi sono principalmente consumatori moderati di alcol, con il 47,4% della popolazione dagli 11 anni in su, al secondo posto dietro ai molisani. L’8,9% invece fa uso eccessivo abituale di alcol, un dato di oltre 3 punti superiore a quello della Sicilia, ma di 4,5 punti inferiore rispetto al Molise, che sono rispettivamente la migliore e la peggiore regione in questa categoria (dati Istat riferiti al 2021).
Tra i fattori di rischio per la salute rientrano anche i problemi di sovrappeso e la vita sedentaria. Osservando i dati Istat relativi al 2021 i cittadini della Sardegna sono tra i più in forma d’Italia. In particolare, il dato sull’obesità è il secondo migliore del Paese dopo il Trentino Alto-Adige, solo 10 persone su 100 dai 18 anni in su, due punti in meno della media nazionale. Dato positivo anche per le persone normopeso, 53,5 su 100, rispetto alla media di 50,9.
Per ciò che riguarda il rapporto con l’attività fisica la popolazione dell’Isola si dimostra abbastanza attiva e dinamica. I dati relativi a coloro che praticano sport in modo continuativo o in modo saltuario sono solo leggermente inferiori alla media nazionale, ma comunque superiori alla media delle regioni del Mezzogiorno: 22,3 persone su 100 fanno sport in maniera ricorrente (media Italia 23,6), 9,6 saltuariamente (media Italia 10,9).
Per contro, non praticano alcuno sport né attività fisica 31,6 persone su 100 dai 3 anni in su, un dato positivo in quanto al di sotto della media nazionale del 33,7 e nettamente inferiore a diverse regioni del Sud, specie Campania, Sicilia e Basilicata dove si supera il 50% della popolazione.
(Adnkronos) – Il numero dei decessi in Sardegna è aumentato negli ultimi due anni passando da 18.785 decessi totali nel 2019 a 20.524 nel 2021, un dato che fa riflettere in quanto superiore anche al 2020, anno in cui esplose il Covid e quando i decessi furono 18.994.
Tra le cause di decesso nel periodo 2018-2020 l’Istat segnala un aumento generalizzato in quasi tutte le tipologie di malattie: dai tumori ai disturbi psichici, dalle malattie circolatorie a quelle del sistema respiratorio. In leggero calo solo i decessi dovuti a suicidio e a malattie infettive o parassitarie.
A seguito dei dati registrati il tasso standardizzato di mortalità per 10.000 abitanti, ovvero il rapporto tra decessi osservati e decessi attesi, è cresciuto da 79,83 nel 2018 fino a 87,56 nel 2020, ma comunque si tratta del quarto tasso più basso tra le regioni italiane, alle spalle solo di Umbria, Toscana e Marche.
(Adnkronos) – Nel complesso la salute e l’assistenza sanitaria in Sardegna presentano aspetti positivi specie in confronto alle altre regioni del Sud, ma anche una serie di criticità su cui intervenire. A tale scopo la finanziaria 2023-2025 ha assegnato 4 miliardi di euro per la sanità regionale. Una misura che si va ad aggiungere a quanto previsto dalla Regione, tra cui l’incremento del Fondo sanitario regionale per 196 milioni di euro nel triennio.
Inoltre, in applicazione del DM 77 del 2022, che indica nuovi modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel SSN, sono previste importanti risorse per l’apertura degli ospedali di comunità e per il potenziamento della medicina del territorio con particolare riguardo ai Medici di Medicina Generale. Senza dimenticare interventi per abbattere i tempi d’attesa ambulatoriali specie per i pazienti oncologici per cui è prevista l’istituzione del Cup dedicato.