“Sì….Alla fine bisogna ricordare come funziona l’Ue, la proposta arriva da Bruxelles, che è il centro amministrativo, burocratico dell’Unione Europea, non dei Paesi membri”.
Così Zoltan Kovacs, portavoce del governo ungherese, rispondendo alla domanda di un inviato della Bbc che gli ha domandato se Budapest è intenzionata ad esercitare il diritto di veto rispetto al sesto pacchetto di sanzioni alla Russia, annunciato oggi dalla presidente Ue, Ursula vai der Leyen.
Poco prima infatti, prendendo visione delle nuove sanzioni contro Mosca, il governo ungherese a subito messo le mani avanti, definendo “inaccettabile” la proposta illustrata oggi da Bruxelles. Come ha tenuto a rimarcare Kovacs, l’Unione Europea “sa esattamente che quello che sta proponendo va contro gli interessi ungheresi, va contro possibilità che sia fattibile e che se noi lo facciamo manderemo completamente in rovina l’economia ungherese”.
Insomma, come era in realtà prevedibile, non tutti i paesi sono disposti ad applicare sanzioni che, inevitabilmente (visto che parliamo di stati economicamente ‘deboli’), finiranno poi ritorcersi anche contro di essi.
Certo, ai fini della tanto ventilata ‘compattezza europea’, il veto dell’Ungheria – che rappresenterà sicuramente un ‘precedente’ – evidenzia quanto come sia difficile per Bruxelles poter pensare di agire immondo così deciso, senza aver prima stabilito anche ‘un’unione economica’. Tanto sono infatti le disparità che dividono moltissimi paesi e, quanto denunciato dall’Ungheria, in realtà appartiene che a noi, che stiamo pagando veramente che queste decisioni.
Ovviamente la presa di posizione dell’Ungheria non è piaciuta agli ucraini, tanto è che da Kiev Dmytro Kuleba, ministro degli Esteri ucraino (nella foto), ha sbottato affermando che tra i Paesi Ue, chi si oppone all’embargo del gas e del petrolio russo, è complice dei crimini commessi dalla Russia in Ucraina. Una posizione altrettanto estrema – in parte comprensibile vista la situazione – che rende però idea dell’incapacità diplomatica comune che fatica ad imporsi.
Dal canto suo Kuleba ha rincarato affermano che ”ci troviamo davanti a una situazione assurda. La Ue sta sostenendo l’Ucraina con una mano, fornendo assistenza finanziaria, imponendo varie sanzioni alla Russia, mobilitando risorse per fornire armi all’Ucraina e allo stesso tempo continuando a pagare la Russia per il gas e il petrolio, alimentando così la sua macchina militare con miliardi di euro’’.
Quanto poi al sesto pacchetto di sanzioni alla Russia licenziato da Bruxelles, il ministro ucraino ha avuto anche da ridire: ‘‘ovviamente non siamo contenti che la sua entrata in vigore venga posticipata di 6-8 mesi, ma è meglio di niente”. Quindi è tornato ad accusare – sebbene non esplicitamente – l’Ungheria, ribadendo che ”se un Paese in Europa continua a opporsi all’embargo sul petrolio russo, ci saranno tutte le ragioni per dire che questo Paese è complice dei crimini che la Russia sta commettendo in territorio ucraino’’.
Max