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Sanremo ritrova i suoi fasti con la splendida performance dell’inedito trio (da brividi): Al Bano, Ranieri e Morandi

In tre ricoprono un arco vastissimo e prezioso del patrimonio musicale nostrano. Milioni di dischi venduti, decine di Festival e concorsi vinti, migliaia di concerti alle spalle, e milioni di chilometri percorsi in giro per il mondo.

Ed eccoli Al Bano (classe 1943), Massimo Ranieri (1951)), e Gianni Morandi (1944), per la prima volta in trio sul palco del Teatro Ariston di Sanremo, a rinverdire i loro maggiori successi davanti ad una platea in visibilio.

La grinta è immutata nel tempo, il sound – ‘rinfrescato’ dagli eccellenti musicisti dell’Orchestra – è di quelli coinvolgenti: insomma, una pregevole parentesi storica che, oltre a riaffermare la bontà della musica destinata a non morire mai, spiega come mai oggi – complice l’irrequietezza dei social – per qualsiasi giovane debuttante è pressoché impossibile anche soltanto immaginare di poter aspirare, in età ‘matura’, ad una simile performance.

Ma la cosa più bella è stato vedere con quanto divertimento i tre hanno dato sfoggio di una professionalità impressionante.

Gli occhi arrossati di Ranieri, gonfi di commozione (come quelli degli altri due), tradiscono un’umiltà disarmante: il miracolo di riuscire ad emozionarsi ancora, emozionando a loro volta tutti noi che, tolta la maschera di circostanza, o nudi da corazze pregiudiziali, non abbiamo potuto far altro che restare incantati ad ascoltarli, sentendo i brividi attraversarci.

Una celebrazione nella celebrazione infine, con la chiusura a tre voci interpretando magistralmente ‘Il nostro concerto’, in omaggio al grandissimo Umberto Bindi, musicista ed compositore mai abbastanza ricordato.

Uno spettacolo nello spettacolo, che vale probabilmente l’intera durata della manifestazione.

Grazie Al Bano, Massimo e Gianni

Max

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Max Tamanti