Sanremo – Una gestione artistica felice, soprattutto dal punto di vista degli ascolti (e scusate se è poco!), quella che in questi ultimi anni Amadeus, ha dedicato ‘all’evento sociale’ più importante ed amato dal Paese: il Festival di Sanremo.
La felice gestione di una storica manifestazione musicale (dalla quale il conduttore si congeda), caratterizzata da un’impressionante incetta di presenze di telespettatori davanti alla Tv.
E così, anche la terza serata (quella di ieri, giovedì), nell’arco di tempo compreso tra le 21.19 e l’1.38, è stata seguita da un ‘botto’ di italiani: ben 10.001.000 spettatori, pari al 60,1% di share.
Basti pensare che, lo scorso anno, a parità di orario la terza serata, aveva registrato 9.240.000 telespettatori (57,6% di share).
Certo, nulla a che vedere con ‘gli anni d’oro’ della Gara, quando l’inarrivabile Pippo Baudo (al timone di 13 Festival!), nel 1995 toccò record di ascolti fin ad oggi ancora mai replicati.
Insomma, va riconosciuto ad Amadeus il merito di essere riuscito a riportare la manifestazione agli ‘antichi fasti’, catalizzando anche l’attenzione delle nuove generazioni. Parliamo di fasce di età, che nel corso degli anni si erano via via allontanate dalla musica italiana.
Particolare non da poco, se infatti andiamo ad analizzare nello specifico il ‘grafico’ degli ascolti di ieri sera, scopriamo che uno dei picchi è stato registrato proprio dai giovani artisti, come quando Mahmood ha presentato Ghali, facendo schizzare lo share al 67.9%.
Particolarmente seguito e gradito poi ieri sera, il segmento delle 22:04 (15 milioni 108mila telespettat15 milioni 108mila), quando sul palco si è palesato l’applauditissimo Eros Ramazzotti.
L’artista capitolino, chiamato ad omaggiare i 40 anni della bellissima ‘Terra promessa’, cavalca subito il tormentone di questi giorni, ed imbarazza il conduttore domandando: “Mi fai fare il ballo del qua qua pure a me?“, in riferimento alle polemiche seguite alla (pessima ) gag con la quale Fiorello ha umiliato la sera prima John Travolta. Ed ancora: “E’ stato antipatico? Dovevate dargli un po’ più di soldi“.
Poi, intonando il suo bellissimo successo, ancora oggi più attuale che mai, il cantante lancia il suo appello dal palco: “Quasi 500 milioni di bambini vivono in zone di conflitto, altri milioni non vedranno mai la terra promessa. Voglio dire solo una cosa: basta sangue, basta guerre, pace“.
Insomma, una terza serata di grande qualità che, come visto, il pubblico ha apprezzato mostrando interesse a ‘fedeltà’.
Merito anche degli ospiti e della scaletta e, a tal proposito, è doveroso sottolineare la prova di Teresa Mannino, capace di catapultare sul palco un fiume di entusiasmo ed energia.
Un ruolo quello di co-conduttrice, che la comica siciliana ha svolto al meglio, riuscendo persino – dopo quanto accaduto con Travolta – a ‘salvare’ Amadeus da un ‘deplorevole bis a livello di comunicazione anche nei confronti del ‘Gladiatore’.
Infatti, dopo una banalissima domanda (ma la ‘schiera’ di autori profumatamente pagata a cosa serve?) sull’interpretazione dei ruoli ricoperti nel corso della sua preziosa carriera, il conduttore stava già scadendo nell’ovvio, invitando l’attore neozelandese a recitare in italiano il tormentone: “Al mio segnale scatenate l’inferno!”
Fortuna l’arguzia ed il riflesso della Mannino, che per uscire dall’imbarazzo prontamente domanda a Russell Crowe: “Spesso le grandi star hanno un parente italiano. Abbiamo scoperto che ce l’hai anche tu, anche se non hai un cognome che richiama l’Italia, come che so, Di Caprio, De Nir...“, e altrettanto furbescamente l’attore aggiunge: “O Travolta“, muovendo le mani come i becchi del Ballo del Qua Qua, e pronunciando in inglese – per le risate della platea – un eloquente “Ma che caz..!” (“What that fuck!”), alludendo alla figuraccia rimediata dal collega americano.
Max