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Sanità – “Ospedale e territorio devono collaborare, evitando la sovrapposizione dei ruoli”, raccomanda il presidente dell’ Omceo Roma

Un paziente ed i suoi familiari in attesa all'accettazione del pronto soccorso dall'Ospedale 'Ceccarini' di Riccione in un'immagine d'archivio. ANSA/PASQUALE BOVE / LI-DC

Non solo nel Lazio, ma nel Lazio in maniera particolare, ritengo che ospedale e territorio più che integrarsi debbano collaborare, perché l’integrazione è una cosa e la collaborazione è un’altra. Abbiamo due modalità organizzative diverse sotto l’aspetto generale: una è quella dell’ospedale, dove c’è un’equipe professionale che prende in carico il paziente all’interno della struttura e lo tiene in carico fino al momento delle dimissione. Subito dopo la dimissione ci deve essere un’equipe analoga del territorio, che non può essere ospedaliera ma territoriale, che prenda in carico il paziente dimesso, garantendo le terapie che possono essere fatte in sede ambulatoriale proprio per evitare che il paziente si ricoveri nuovamente, come purtroppo accade in questo momento, dato che questa collaborazione ancora non c’è“.

Lo spiega il presidente dell’Ordine dei Medici-Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Roma, Antonio Magi, commentando il modello di integrazione ospedale-territorio messo in atto dall’Azienda ospedaliero-universitaria Sant’Andrea, dalla Asl Roma 1, dalla Asl Roma 4 e dalla Asl Roma 5, territorialmente adiacenti, presentato nei giorni scorsi alla presenza del Presidente della Regione Lazio Francesco Rocca.

Un modello a rete che realizza il nuovo paradigma di assistenza sanitaria valorizzato con il Dm77/2022, spostando l’asset dell’organizzazione dalla ‘prestazione’ ai ‘percorsi di cura’.

Ospedale e territorio devono collaborare, Magi: “L’altra cosa principale  è che la collaborazione sicuramente si fa evitando la sovrapposizione dei ruoli”

Inoltre, “L’altra cosa principale – prosegue il numero uno dell’Omceo della Capitale – è che la collaborazione sicuramente si fa evitando la sovrapposizione dei ruoli: l’ospedale con i suoi professionisti non può entrare a lavorare all’interno del territorio e viceversa, ma ci vuole proprio la collaborazione tra le due equipe ed è necessario che si possano scambiare le informazioni anche attraverso la tecnologia per prendere in carico a 360 gradi il paziente“.

Ospedale e territorio devono collaborare, Magi: “In una fase attuale in cui abbiamo scarsezza di personale medico e infermieristico in servizio, andiamo a depauperare e a ridurre l’attività di direzione degli ospedali”

E questo, evidenzia Antonio Magi, “per evitare che, in una fase attuale in cui abbiamo scarsezza di personale medico e infermieristico in servizio, andiamo a depauperare e a ridurre l’attività di direzione degli ospedali, magari creando dipartimenti che dall’ospedale vanno a lavorare anche nel territorio. Non abbiamo i professionisti a sufficienza per fare questo e dobbiamo invece utilizzare quelli che già lavorano sul territorio: mi riferisco alla medicina generale, ai pediatri di libera scelta, gli specialisti ambulatoriali, agli infermieri che già lavorano in tutte le equipe professionali in cui operano“.

Ospedale e territorio devono collaborare, Magi: “Prima della dimissione l’ospedale contatta il distretto e l’equipe territoriale e prepara un’assistenza a domicilio predisponendo anche tutto ciò che occorre”

Io – tiene ancora a rimarcare l’esperto medico – condivido favorevolmente la progettazione fatta tra il Sant’Andrea e le Asl Roma 1, Asl Roma 4 e Asl Roma 5, che hanno creato uno spazio riservato alla Cot, quindi all’interno dell’ospedale, che è riuscita a organizzare in parte i bisogni che possono avere i pazienti quando si trovano in ospedale o sul territorio“.

Ovviamente – precisa il presidente dell’Ordine dei Medici-Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Roma – occorre appunto collaborazione, perché quando il paziente è ricoverato e magari dopo la dimissione sia in una situazione in cui non è autosufficiente, già l’ospedale, in collaborazione proprio con il territorio, dovrebbe aver preparato un percorso per quando torna a casa e può contare, ad esempio, su un letto speciale, sull’ossigeno e sui presidi di cui può aver bisogno. Prima della dimissione quindi l’ospedale contatta il distretto e l’equipe territoriale e prepara un’assistenza a domicilio predisponendo anche tutto ciò che occorre per quanto attiene l’aspetto sociosanitario. Perché ormai, tenendo conto anche dell’invecchiamento della popolazione, dopo che il paziente esce dall’ospedale non c’è solo un problema sanitario. E non tutti hanno le risorse economiche per potersi gestire una situazione a domicilio“.

Ospedale e territorio devono collaborare, Magi: “Questo è quindi il metodo migliore per dare risultati, anche se soltanto in parte, a fronte della scarsezza di risorse umane, evitando duplicazioni di attività”

Questo – secondo Magi – è quindi il metodo migliore per dare risultati, anche se soltanto in parte, a fronte della scarsezza di risorse umane, evitando duplicazioni di attività. L’ospedale fa l’ospedale e lo fa in termini di eccellenza utilizzando al meglio il personale che già vi lavora; sul territorio si deve creare quell’equipe territoriale, professionale e multidisciplinare che ha compiti differenti ma che collabora con l’ospedale per garantire al meglio la salute del paziente“.

Max