(Adnkronos) – “Il Pronto soccorso – ricordano Fadoi e Simi Lombardia – rappresenta la porta d’ingresso dell’ospedale, il ‘primo baluardo di difesa’ per i cittadini con problemi medico-chirurgici”, le cui attività per forza di cose “si riflettono sulle attività dei reparti specialistici. Conseguentemente, un piano di riordino di queste strutture non può essere svincolato dalla considerazione del flusso dei pazienti nella sua completezza, dal Pronto soccorso ai reparti di degenza, al rientro sul territorio”. Lo sanno bene i medici internisti, “significativamente coinvolti, con molti sacrifici e spirito di collaborazione – rimarcano nella lettera – nelle attività turnistiche di moltissimi Ps”. Ed è proprio in virtù di questo ruolo che gli specialisti di Medicina interna sottopongono a Bertolaso 7 osservazioni, “confidenti che vengano considerate”.
La prima criticità rilevata dagli esperti riguarda il punto della delibera in cui si spiega che l’indisponibilità di posti letto nelle degenze ospedaliere non è giustificazione sufficiente a impedire l’immediato ricovero del paziente da parte del medico del Dipartimento di emergenza-urgenza/Ps. “In questo modo”, però, “il problema del boarding di Ps”, ossia dei pazienti per i quali si decide il ricovero e che restano in attesa di un letto, “non viene risolto – obiettano gli internisti – ma solo spostato, scaricandolo sui reparti di degenza, senza un reale vantaggio per il paziente”. Anzi, “come dimostra la letteratura, il ricovero del paziente in un setting non adeguato, o in appoggio/sovrannumero, come facilmente accadrebbe, porta a un aumento del rischio clinico, con effetti sfavorevoli sugli esiti”.
Il secondo problema sollevato da Fadoi e Simi è relativo al passaggio della delibera in cui si prevede, per supportare le esigenze del Ps, un riequilibrio nella dotazione dei posti letto sulla base dei dati epidemiologici e tenendo conto delle esigenze del Pronto soccorso stesso. “Un maggior numero di posti letto a disposizione del Ps è fondamentale. Tuttavia – commentano gli specialisti – dal momento che non è previsto alcun incremento del numero di letti accreditati complessivi, ma solo una redistribuzione, ciò si accompagnerebbe verosimilmente a una riduzione dei letti soprattutto per l’elezione, sia medica che chirurgica, e conseguentemente si ridurrebbe la capacità degli ospedali pubblici di rispondere a esigenze cliniche non acute, ma altrettanto importanti per i pazienti. Anche la creazione di posti letto per le unità operative di Medicina d’emergenza-urgenza (12-24 letti), in assenza di una modifica dei letti complessivi accreditati andrà ad accentuare questa problematica”. (segue)