(Adnkronos) – La rivoluzione digitale è già in atto anche per la salute. “In un orizzonte temporale di 1-2 anni, l’innovazione tecnologica che sarà realmente disponibile per i servizi sanitari di tutti i giorni e che andrà a erogare prestazioni di telemedicina è sostanzialmente legata alle piattaforme digitali per la gestione dei dati”. Tra le altre novità attese “la sensoristica per il controllo a distanza di alcuni parametri fisiologici e, probabilmente, le terapie digitali. La maggior parte di queste tecnologie non sono innovazioni, esistono già, ma sono una novità per il nostro sistema di sanità pubblico. Nuovo è quindi il trasferimento nella routine quotidiana di queste pratiche. Questa è la vera novità che ci attendiamo”. Così Francesco Gabbrielli, direttore del Centro nazionale per la telemedicina e le nuove tecnologie assistenziali dell’Istituto superiore di sanità (Iss), in un editoriale pubblicato su ‘Alleati per la Salute’ (www.alleatiperlasalute.it), portale dedicato all’informazione medico-scientifica realizzato da Novartis.
Nuovi processi e sistemi si associano a difficoltà e incognite. “Le difficoltà – spiega Gabbrielli, che è anche membro del comitato di garanzia del portale Alleati per la salute – attengono alla preparazione e alla competenza professionale specifica, in questo settore, degli operatori sanitari, ma ancora di più è cruciale la competenza reale delle persone che si occupano dell’amministrazione e gestione delle aziende sanitarie e ospedaliere. L’introduzione dei sistemi digitali comporta il doversi confrontare con procedure e processi consolidati: l’analogico e la burocrazia italiana che derivano da norme scritte molto tempo fa e che non prendono in considerazione l’evoluzione digitale”.
Un altro nodo nevralgico è la normativa sulla dematerializzazione della ricetta medica anche per la dispensazione dei farmaci, iniziata durante il lockdown per l’emergenza sanitaria. “Nel 2006 – ricorda Gabbrielli – c’è stato un decreto che indicava la possibilità, da parte delle farmacie, di vendere prodotti online: non farmaci, ma cerotti, ad esempio. Da lì i farmacisti stessi hanno cercato di portare alla prescrizione dematerializzata. Pochi medici hanno insistito. Per anni si è discusso senza arrivare a soluzioni, poi a fine febbraio 2020 è arrivato il Covid e circa un mese dopo, a marzo, un’ordinanza della Protezione civile indicava che i farmaci dovevano essere prescritti solo online, bandendo il foglio di carta bianca e sostituendolo con il numero della ricetta inviato via Sms al paziente che, mostrando il codice al farmacista, otteneva il farmaco”. In questi anni “non è stata aggiornata nessuna legge dello Stato in materia – evidenzia – Non è successo nulla di eclatante dal punto di vista normativo, nonostante le tecnologie fossero già disponibili nel 2014”.
Nei prossimi 12-18 mesi, dunque, l’innovazione tecnologica più importante attesa riguarda l’uso dei dati. La gestione dei dati è ancora principalmente di tipo analogico. Le tecnologie digitali più impiegate utilizzano attualmente piattaforme di social o chat come Whatsapp, Fb e Zoom per scambiare, in difformità delle norme europee sulla privacy, solo a titolo individuale, in maniera non coordinata o strutturata, informazioni sanitarie. “La maggior parte delle Regioni non ha implementato queste piattaforme – precisa Gabbrielli – Il ministero ha pensato a una piattaforma di telemedicina con servizi software che permettono di erogare prestazioni di telemedicina, ad esempio fare videochiamate, utilizzare uno spazio di memoria, un’agenda. In cambio, il ministero chiede a tutti gli enti di fornire dati di attività e dei pazienti. Si tratta di trasformare in digitale tutti i dati di ogni ospedale e azienda sanitaria. E’ questo – conclude l’esperto – il primo vero banco di prova della capacità di innovare il sistema”.
L’articolo completo ‘La telemedicina e le prossime innovazioni tecnologiche nella sanità italiana’ è disponibile su alleatiperlasalute.it.